PECHINO TEME PRESSIONE FRONTIERE
Roma, 19 dic. - E' morto il «caro leader». Così veniva chiamato Kim Jong-il, presidente della Corea del Nord e figlio di Kim Il Sung "il Presidente eterno". A lui dovrebbe (il condizionale è sempre d'obbligo in questi casi) succedere Kim Jong-un "il grande successore" terzo figlio di Kim Jong-il. Probabilmente, nonostante non fossero in molti ad amarlo in vita Kim Jong-il, della sua morte non saranno in molti neanche a gioirne. Difficilmente gioiranno i suoi amici cinesi che offrono sì le loro "forti condoglianze" al popolo nord coreano ma temono, come sempre del resto, prima di tutto il potenziale caos di situazioni che non possono gestire direttamente.
A preoccuparli è soprattutto la potenziale pressione alle frontiere di coreani in fuga da fame e instabilità. Del resto, la loro amicizia nei confronti degli amici coreani, forte e salda nel passato, negli ultimi tempi sembrava essersi sfilacciata. Probabilmente qualcuno a Pechino inizia a pensare che forse una Corea amica e unita, senza statunitensi che vi stanziano, potrebbe essere strategicamente più affidabile di un vicino alla fame e che, seppur sotto controllo, mantiene sempre una certa dose di pericolosa imprevedibilità.
I giapponesi si augurano che la morte di Kim Jong-il " non avrà effetti avversi sulla pace e la stabilità della penisola coreana". E se questi sono i giapponesi, potete immaginare cosa pensano a Seoul che dista appena 50 km dalle armi dell'esercito nord coreano. Mentre sul sito del nostro ministero degli esteri appare un comunicato molto diplomatico dove ci si augura "l'aprirsi di una fase istituzionale nuova per il Paese, nella direzione di una ripresa dell'apertura, del dialogo positivo e della cooperazione con la comunità internazionale in particolare sui temi della proliferazione nucleare, della pace e sicurezza regionale, del rispetto dei diritti umani" il ministro degli esteri francese Alain Juppé, meno prosaicamente e ormai pienamente consapevole del nuovo ruolo che si è data la Francia, si augura che "un giorno il popolo coreano possa finalmente trovare la libertà".
E forse in fondo, sono proprio loro - i nord coreani - gli unici contenti della fine prematura di Kim Jong-il. Del resto pensare che con "il grande successore" le cose possano andare peggio per loro è assai difficile.
di Salvatore Monni
Salvatore Monni, Professore Associato di Politica Economica presso l'Università degli Studi Roma Tre ha pubblicato con Alessandro Spaventa il saggio "Al largo di Okinawa. Petrolio, armi, spie e affari nella sfida tra Cina e Usa", Laterza, Maggio 2009.
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