Pechino tappa obbligatoria
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Pechino tappa obbligatoria

Pechino tappa obbligatoria

Guardare a chi corre
di lettura
La vetrina del mondo s'è spostata in Asia. Irrimediabilmente. Una dimostrazione? Pietro Perrone, messinese, ha messo su casa e ufficio proprio di fronte alla nuova fiera di Canton.
Quella che, a partire dalla centunesima edizione, ha aperto anche all'import, tanto per intenderci.
Dalle finestre Perrone guarda i tre corpi in cui è articolata la più grande kermesse fieristica cinese in programma due volte all'anno, in autunno e primavera. Perrone sostiene che per fare il suo business (è consulente di varie aziende che commerciano con la Cina) bisognava andare a stare proprio lì.
Stessa filosofia per un imprenditore come Gianfranco Ranieri di Flora Como srl che sforna alberi di Natale made in Guangdong.
«Questa rassegna è imperdibile, non manco un appuntamento, riesco davvero a capire che sta succedendo», dice Ranieri.
C'è di più: le fiere cinesi, Canton in particolare, sono diventate la cartina di tornasole dello stato dell'economia mondiale.
Dopo la crisi americana, si diffuse la voce che gli stand di Canton fossero deserti. Voce infondata, per fortuna. Come hanno dimostrato i bilanci del 2008.

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Il numero di visitatori ed espositori della fiera campionaria più importante (si veda il grafico a destra) dimostra il diagramma qui in pagina elaborato dal Centro studi Fondazione Italia Cina-Cesif, rivela un'ascesa irresistibile a partire dai primi anni Ottanta fino al 2007, l'anno di grazia.
Poi, la crisi del 2008 fa registrare una flessione dalla quale, peraltro, Canton e la Cina tutta si stanno riprendendo alla grande.
Nel complesso, come è successo all'intero sistema, non si sono verificate vere e proprie fratture. Ci si è resi conto che non bastava esportare, bisognava anche favorire gli arrivi di imprese straniere. Una svolta importante, anche dal punto di vista del metodo.
Tutto il sistema delle fiere cinesi, di cui Canton è il fiore all'occhiello, è ancora in crescita. Di esposizioni ce ne sono ben 5.040 che si svolgono nell'arco di un solo anno in tutta la Cina e, di queste, almeno 254 sono di medio calibro, otto hanno il rango di veri e propri mastodonti fieristici.
Le cifre del sistema, d'altronde, sono "cinesi": la superficie espositiva-mostre di 38.767.149 metri quadrati ha prodotto nel 2009 – stando alle cifre del ministero del commercio – un reddito diretto di 14 miliardi di euro. Shanghai è prima città teatro di kermesse di questo tipo, seguita da Pechino, Canton, Shenzhen. Pechino, soprattutto, è in grande risalita rispetto alla "concorrente" Shanghai, con la quale gareggia anche nel tentativo di ampliare l'offerta fieristica.
Con l'era delle porte aperte e del "go global", le fiere sono davvero diventate un elemento di interscambio di conoscenze molto potente. Se ne sono accorti anche gli stranieri, quelli che vogliono esportare in Cina o cercano di sondare il mercato alla ricerca di partner commerciali.
«Non c'è più bisogno di spingere particolarmente per attirare gli imprenditori italiani – ammette Li Bin, console commerciale in Italia – e questa è una cosa buona, prima la Cina veniva considerata una meta avvolta dal mistero, ormai, invece, davvero il Guangdong, la regione di Shanghai, Pechino, sono entrati nelle rotte di chi vuole stringere rapporti con noi e di questo siamo tutti contenti».
C'è anche chi si muove in totale autonomia, da tempo, senza complessi. È il caso di Andrea Gambusera, titolare della Hydronit: da molti anni si è spinto sul mercato cinese e la fiera di settore a Shanghai, è davvero una platea importante per la sua azienda attiva nel l'hinterland milanese.
Dice Gambusera: «Arrivare qui, una volta all'anno, mi serve per capire chi sta facendo cosa e dove andremo a parare. Come gli americani fanno affari con i cinesi, quali sono le reazioni dei tedeschi. Da chi posso comprare un pezzo e chi mi vorrà affidare una commessa. Io so già chi mi copia, ad esempio, e anche questo mi fa gioco perchè così posso modificare un pezzo».
L'Ice, in Cina, ha fatto un lavoro egregio, a detta dei nostri imprenditori, e non solo nelle fiere tradizionali, ma anche nei settori più nuovi ma promettenti del made in Italy. L'Fhc, la fiera del food, che si è svolta a novembre, sempre a Shanghai, è stata l'occasione per mettere in mostra il meglio che aziende di medio calibro e di qualità possono offrire al mercato cinese.
Ma tra gli stand c'era un po' di tutto, dalla pasta di grano duro turca all'olio spagnolo al sakè giapponese alle zuppe precotte made in China. C'erano anche le macchine per produrre certi prodotti, le gelatiere di Carpigiani, gli insaccati di mezzo mondo. Un tourbillon di colori e sapori.
Marco Barbieri, chef e ideatore di Da Marco, ristoranti e catering, ha esposto all'Fhc una linea di prodotti semilavorati. «Senza questo "scaffale" trovare clienti su scala più ampia per me sarebbe stato difficile», commenta il cuoco-imprenditore italiano ormai considerato il simbolo del l'italianità a tavola.
In definitiva, partecipare a questi eventi serve anche alle aziende che hanno un piede in Cina. Come farsi conoscere, altrimenti, in un mercato così sterminato?
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://ritafatiguso.blog.
ilsole24ore.com


LE 8 AL TOP

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Siti internet delle principali fiere che si svolgono sul territorio cinese
www.cantonfair.org
Fiera di Canton
www.zxexpo.com
Esposizione del settore manifatturiero
www.sinoces.com
Fiera dell'elettronica di consumo
www.cicgf.com
Fiera dei prodotti di consumo
www.irgsf.gov.cn
Fiera campionaria
dei prodotti per i mercati nazionali e internazionali
www.chinafair.org.cn
Fiera internazionale dell'investimento
e del commercio
www.cwme.com.cn
Fiera delle macchine
e dell'elettronica
www.agri-expo.com
Fiera dell'agricoltura hi-tech

25/01/2011
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