Pechino, 5 nov. - A meno di una settimana dall'inizio del vertice G20 a Seoul e a soli due giorni dalla manovra di quantitative easing lanciata dalla FED, Pechino risponde duramente alle proposte di Washington di fissare al 4% del PIL il tetto degli squilibri di surplus e deficit correnti. "Certamente, anche noi vogliamo bilance dei pagamenti più equilibrate - ha dichiarato oggi a Pechino il vice-ministro degli Esteri Cui Tiankui nel corso di una conferenza stampa preparatoria al G20 -, ma non riteniamo che concentrare tutta l'attenzione del vertice su questa singola questione costituisca un approccio valido. Fissare artificialmente un obiettivo numerico non può che ricordarci i tempi delle economie pianificate". La proposta era stata lanciata dagli USA al summit dei ministri delle Finanze del G20 del mese scorso come parte delle iniziative per riequilibrare le economie mondiali, ma aveva incontrato forti resistenze da parte di Germania e Giappone. Se, come era parso, alcuni funzionari cinesi avevano lasciato intravvedere qualche spiraglio su un accordo con gli USA, le parole di Cui costituiscono la prima risposta ufficiale della leadership di Pechino, e sembrano sufficienti a seppellire la questione, almeno per il momento. Cui Tiankai ha anche respinto le pressioni dall'estero per fissare un nuovo tasso di cambio dello yuan: "Si tratterebbe di chiederci di manipolare la nostra moneta - ha detto ironicamente il vice-ministro - e questa è ovviamente una manovra che non possiamo attuare"; com'è noto, da mesi Washington accusa Pechino di mantenere artificialmente basso il valore dello yuan, al fine di garantirsi un vantaggio sleale nei commerci con l'estero. E proprio sul fronte delle valute, il Dragone sembra considerare la mossa di alleggerimento quantitativo della FED come un manifesto atto di ostilità: "Gli Stati Uniti ci debbono qualche spiegazione - ha proseguito Cui - e ho visto molta preoccupazione per l'impatto che questa politica di stabilità finanziaria potrebbe avere su altri paesi.
Dato che Washington emette la principale valuta di riserva del mondo, ci aspettiamo che adotti una posizione responsabile. Ovviamente la Federal Reserve ha il diritto di prendere le proprie decisioni senza consultare nessun altro, ma speriamo ugualmente che considerino gli effetti che i loro provvedimenti possono avere su altre economie". Due giorni fa, Ben Bernanke aveva annunciato un nuovo quantitative easing che inietterà nuova liquidità nel sistema USA per un totale di 600 miliardi di dollari entro il secondo trimestre del prossimo anno - al ritmo di circa 75 miliardi al mese -, una politica monetaria ultraespansiva adottata per accelerare la ripresa americana che sta causando allarme soprattutto tra le economie emergenti, a causa del livello di inflazione che potrebbe importare sui loro mercati. L'unico punto sul quale al prossimo G20 si registra una relativa tranquillità, insomma, è quello della riforma della governance del Fondo Monetario Internazionale: venerdì prossimo, infatti, si discuterà della proposta di trasferire a economie emergenti finora sottorappresentate come Cina, India e Brasile una quota del 6% del potere di voto, a scapito della quota rappresentativa di alcune economie europee. "L'economia globale è ancora attraversata da numerose incertezze - ha concluso Cui - e lo spirito di collaborazione è essenziale. In Cina, per descrivere l'egoismo, si dice 'tagliare il ponte dopo averlo attraversato'. Ma il problema è che non abbiamo ancora attraversato il fiume, e se qualcuno sta pensando a tagliare il ponte, come può non accorgersi del rischio di cadere in acqua?"
di Antonio Talia
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