Pechino pronta a riavviare il programma nucleare
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Pechino pronta a riavviare il programma nucleare

Pechino pronta a riavviare il programma nucleare

Energia. Completate le verifiche disposte dopo Fukushima
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SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
La Cina è pronta a riavviare il suo ambizioso programma di potenziamento nucleare sospeso dopo l'incidente di Fukushima del marzo scorso. Secondo indiscrezioni di stampa, entro fine marzo il Consiglio di Stato potrebbe riprendere a rilasciare le autorizzazioni per la costruzione di nuove centrali.
La scorsa primavera, mentre i reattori di Fukushima danneggiati dallo tsunami rischiavano la fusione, Pechino decise di congelare la costruzione di una dozzina di centrali in fase di costruzione e di altre 25 in avanzato stato di progettazione.
Lo scopo della moratoria era accertare che i nuovi siti atomici fossero a prova di bomba, cioè che fossero in grado di resistere a stress analoghi a quelli provocati dal maremoto giapponese. Al termine del loro lavoro, gli ispettori avrebbero stabilito che i 12 reattori attualmente in funzione nel Paese (sono distribuiti su 4 centrali situate nella Cina meridionale) rispondono ai requisiti di massima sicurezza imposti da Pechino.
Così il Dragone, che è il più vorace consumatore di energia del pianeta, potrà presto tornare a sviluppare quello che è diventato il pilastro principale della sua politica energetica.
Oggi, oltre la Grande Muraglia, ci sono 10 gigawatt di potenza installata: noccioline rispetto ai 373 gigawatt prodotti ogni anno nel mondo. L'obiettivo di Pechino, secondo quanto previsto dall'ultima revisione del piano originario elaborato nei primi anni Duemila, è di aumentare la propria capacità atomica di altri 70 gigawatt entro il 2020 (a quel punto la potenza installata complessivamente salirà a 80 gigawatt), tramite la costruzione di 28 reattori di nuova generazione. Di questi, una ventina sono già in costruzione e almeno una dozzina dovrebbero entrare in funzione già entro il 2015.
A regime, il nucleare, che oggi copre circa l'1% del fabbisogno energetico nazionale, dovrebbe arrivare a soddisfare circa il 5% della domanda del Dragone. In base ai piani originari, il potenziamento atomico cinese avrebbe richiesto circa 50 miliardi di dollari di investimenti (al tasso di cambio dell'epoca, oggi sono circa 10 miliardi in più). Ma con i numerosi ampliamenti decisi in corso d'opera, posto che ogni gigawatt di potenza supplementare costa circa 2 miliardi di dollari, oggi l'impegno complessivo di Pechino si aggira intorno a 120 miliardi di dollari. Una cifra colossale che, nel giro di un paio di decenni, trasformerà la Cina nel principale produttore di energia atomica del pianeta.
Ma potrebbe essere solo l'inizio. Alcuni esperti del settore stimano che, entro la metà del secolo, per tenere il passo con i suoi consumi di energia, Pechino dovrà costruire altre 200 (se non addirittura 300) nuove centrali nucleari. Se questa prospettiva dovesse concretizzarsi, entro il 2050 Pechino si ritroverà con 400 gigawatt di potenza nucleare installata, cioè un terzo della capacità atomica mondiale complessiva prevista per quella data dalla International Energy Agency.
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19/01/2012
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