Pechino, 3 giu.- Pechino è pronta a presentare alla WTO una nuova proposta per sottoscrivere il Government Procurement Agreement (GTA), il trattato che dal 1994 fissa i termini delle procedure antidiscriminatorie nella concessione degli appalti pubblici: lo ha dichiarato il viceministro del Commercio cinese Yi Xiaozhun nel corso degli incontri per la revisione delle politiche di adesione all'Organizzazione Mondiale del Commercio, un appuntamento fisso al quale il Dragone si presenta ogni due anni. "La Cina esporrà la sua offerta al prossimo incontro dell'apposita commissione WTO – ha detto Yi – che si terrà nella seconda metà di luglio". Si tratta di una mossa a lungo attesa, che risponde alle preoccupazioni su un aumento del sostegno alle industrie nazionali nelle gare d'appalto, attraverso forme più o meno mascherate di protezionismo: al momento sono 41 i paesi WTO che hanno aderito al trattato ma la Cina, che aveva presentato una prima domanda nel 2007 e nel 2009 era entrata nella seconda fase di negoziati, si era vista richiedere termini migliori rispetto a quelli offerti tre anni fa. A livello mondiale, il volume d'affari generato dal settore è pari a quasi un quarto dell'economia: "In realtà, a causa di una serie di limitazioni come le esclusioni di acquisizioni da parte di imprese di Stato, in Cina il settore costituisce circa il 2% del prodotto interno lordo – ha spiegato Yi – ma si tratta comunque di una cifra pari a 615 miliardi di yuan all'anno" (circa 73 miliardi di euro). Prima della revisione in corso in questi giorni, Pechino si è vista sottoporre la cifra record di ben 1500 richieste di informazioni, che testimoniano il crescente interesse per quella che continua ad essere l'economia con il più veloce tasso di crescita al mondo. Diversi paesi emergenti, ma anche sistemi maturi come Giappone e Nuova Zelanda, hanno manifestato il loro apprezzamento per l'apertura economica che la Cina ha mantenuto nel corso della crisi, ma al Dragone sono anche state rivolte esplicite richieste per un ampliamento delle possibilità di investimento in settori dei servizi come banche, assicurazioni e telecomunicazioni; Stati Uniti ed Unione Europea, inoltre, hanno criticato direttamente le restrizioni che Pechino applica sulle esportazioni delle materie prime: secondo i più polemici, una politica come quella della "innovazione domestica", che mira a un aumento del livello tecnologico del paese attraverso una serie di misure preferenziali applicate alle imprese nazionali, costituirebbe una forma di protezionismo neanche troppo nascosta. Ma mentre il ministero del Commercio di Pechino risponde che il sostegno viene applicato a tutte le imprese domiciliate in Cina, comprese quelle straniere, si continuano a studiare le clausole di adesione al Government Procurement Agreement: dal prossimo luglio gli appalti pubblici oltre la Grande Muraglia potrebbero essere un po' più accessibili.
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