Pechino non conosce la crisi dei giornali
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Pechino non conosce la crisi dei giornali

Pechino non conosce la crisi dei giornali

INCHIESTA - Stampa e web oltre la Grande Muraglia - In controtendenza rispetto al resto del mondo
di lettura
Luca Vinciguerra
SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
Ogni giorno oltre un milione di persone va in edicola a comprarlo. Il 70% del suo pubblico ha meno di 45 anni. Più della metà dei lettori ha un'istruzione superiore o universitaria. Sembrerà incredibile, ma il grande miracolo dell'informazione cinese non viaggia su internet, bensì sulle mani della gente.
Fondato nel 1997, il "Southern Metropolis Daily" è stato protagonista di una crescita formidabile. Nel giro di un decennio, il quotidiano di Canton ha raggiunto una tiratura media di 1,7 milioni di copie, diventando il sesto giornale più venduto nel paese e scalando la ventottesima posizione nella classifica mondiale. E ha guadagnato anche tanti soldi: nel 2008 le entrate pubblicitarie sono aumentate dell'80%, arrivando così a sfiorare 200 milioni di euro.
La sbalorditiva parabola del "Southern Metropolis Daily" non è un caso isolato nel panorama editoriale cinese. Basta guardare i numeri per comprenderlo. Dal 2003 al 2008, le vendite dei quotidiani cinesi (oggi sul mercato ce ne sono circa 2.200) hanno registrato un incremento del 5%. Frattanto, i ricavi pubblicitari sono lievitati del 9% e le tirature del 21 per cento.
Il boom della carta stampata cinese si è tradotto anche in un impressionante consumo di materie prime. Nel 2008 le rotative del Dragone hanno sfornato ben 193 miliardi di pagine: per stamparle sono servite quasi 5 milioni di tonnellate di cellulosa. Sarà anche vero che, come sostengono autorevoli esperti dell'industria dei media, entro qualche decennio la carta sparirà dal mondo dell'informazione per lasciare campo libero ai fogli elettronici. Ma, almeno per il momento, la Cina si muove nettamente in controtendenza.
La carta cresce su tutti i fronti: tirature, lettori, vendite, entrate pubblicitarie. È la nuova carta, la carta sulla quale circola un'informazione più fruibile al grande pubblico, che scaccia la vecchia carta, quella noiosa e polverosa della propaganda di Partito. Prima della liberalizzazione dei media, avvenuta alla metà degli anni 90, gli unici giornali cinesi erano i bollettini della nomenklatura. «Le riforme economiche e le trasformazioni del tessuto sociale cinese hanno creato un'enorme domanda di informazione, trainando la crescita di giornali dedicati soprattutto alla nuova classe media», spiega David Bandurski, direttore del China Media Project di Hong Kong. «Lo sviluppo inarrestabile registrato nell'ultimo decennio dai quotidiani cinesi è il risultato della liberalizzazione dei media, del fatto che improvvisamente l'informazione è diventata disponibile per tutti», osserva Reginald Chua, caporedattore del "South China Morning Post".
La rivoluzione cinese dei media inizia verso metà degli anni 90, quando in tutto il paese spuntano come funghi miriadi di nuove iniziative editoriali basate sul tipico modello di business occidentale: per stare in piedi servono i lettori, ma soprattutto servono le vendite e la raccolta pubblicitaria.
Anche i giornali del Partito Comunista (centinaia di fogli perlopiù illeggibili presenti in città, contee e province) cavalcano abilmente l'onda del cambiamento, lanciando delle versioni "commerciali" da diffondere in parallelo alle proprie pubblicazioni tradizionali. Il miracolo del "Southern Metropolis Daily" è frutto di un'operazione editoriale di questo tipo: il quotidiano è nato come costola del "Southern Daily", l'organo ufficiale del Pcc del Guangdong.
La proliferazione quasi selvaggia della nuova stampa commerciale, tuttavia, ha cambiato solo alcuni aspetti del vecchio paradigma dell'informazione cinese. La liberalizzazione ha investito il mercato, ma non i contenuti dei media nazionali. Che sono rimasti sotto lo stretto controllo del Partito.
Al tempo stesso, però, i giornali cinesi sono stati costretti a guardare al proprio mercato di riferimento, e a tentare di conquistare il consenso dei lettori con notizie fresche e interessanti. Così si è andato creando uno strano dualismo, frutto di un compromesso continuo tra l'informazione ufficiale e quella richiesta dal pubblico. «Oggi i giornali cinesi hanno due padroni: il Partito e i propri lettori», osserva Bandurski.
In questo quadro virtuoso, una domanda è d'obbligo: la carta stampata cinese è tanto forte da poter resistere all'attacco sferrato da internet a livello globale? Probabilmente no, rispondono gli esperti. Nonostante il boom dei giornali che ha accompagnato fin qui la modernizzazione e la svolta pro-mercato del paese, anche in Cina i tradizionali mezzi d'informazione soffrono sempre di più la concorrenza dei nuovi media elettronici.
Ma oltre la Grande Muraglia il rapido sviluppo di internet pone ai giornali domestici una sfida diversa rispetto ai paesi industrializzati. In Cina, infatti, la carta stampata si trova a dover fronteggiare dei competitori che offrono un'informazione gratuita che, nei limiti di quanto consentito dalla censura di Pechino, è anche migliore rispetto a quella fornita dai giornali ufficiali.
Gli editori più lungimiranti hanno parato il colpo creando o potenziando i propri giornali online. Un caso da manuale è quello di "Caijing", il settimanale finanziario di Shanghai assurto recentemente alle cronache internazionali per un controverso cambio di direttore, che ha creato una versione elettronica complementare rispetto all'edizione cartacea. Ma a pagamento. Anche in Cina, dunque, l'evoluzione del modello di business dell'industria editoriale non sembra in grado di sfuggire ancora per molto alla dura legge di Rupert Murdoch: chi vorrà leggere informazione di qualità dovrà mettere mano al portafoglio.
ganawar@gmail.com
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2.200
Quotidiani in Cina
Dalla liberalizzazione del mercato dei media avvenuta a metà degli anni 90, i quotidiani cinesi hanno avuto una crescita ininterrotta in termini di mercato, tiratura e fatturato. Prima della riforma economica del 1978 il numero di giornali in edicola era di 382

100 milioni
Tiratura quotidiani
Ogni giorno in Cina si stampano 100 milioni di copie di quotidiani

200 milioni €
Le entrate pubblicitarie
Nel 2008 la pubblicità sui quotidiani cinesi è cresciuta dell'80%

29/12/2009
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