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Dopo aver incontrato le autorità di Pechino José Luis - leader a corto di consensi oltre che di risorse in bilancio - aveva sbandierato ieri un intervento a favore delle banche iberiche da parte di China investment corporation per un totale di ben nove miliardi di euro. Ma nel giro di poche ore il governo di Madrid ha dovuto fare marcia indietro spiegando che ancora non c'è niente di certo, «che la Cina continuerà a comprare debito spagnolo, che è interessata a investire nelle cajas. Ma che è troppo presto per specificare in che modo e con che importi». Una smentita tardiva e comunque obbligata perché giunta dopo che dallo stesso fondo sovrano cinese avevano definito «prive di fondamento» le notizie sull'investimento.
Agli investitori asiatici Zapatero va ripetendo che «la Spagna è solida, solvibile e affidabile», le riforme - dalle pensioni al mercato del lavoro - sono state avviate, così come le politiche di risanamento. Niente a che vedere con Irlanda e Portogallo, costretti a chiedere aiuto a Ue e Fmi. Ieri però i differenziali tra i titoli spagnoli e i bund tedeschi hanno ripreso ad aumentare. (L.V.)
15/04/2011
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