Pechino, 28 mag.- La fiducia da Pechino ha contagiato i mercati di tutto il mondo: dopo la smentita della Banca centrale cinese e della SAFE (State Administration of Foreign Exchange) in merito alle voci su un disimpegno dai titoli di stato europei, giovedì le borse sono tornate a respirare. Bene Wall Street, con il Dow Jones tornato al di sopra dei 10.000 punti – dopo che mercoledì era sceso al di sotto tale limite per la prima volta dall'8 febbraio – e con il Nasdaq, che si è attestato di nuovo in positivo per il 2010; forti rialzi anche nelle borse europee, con Piazza Affari che ha chiuso con un +4,5%. Tutto era iniziato a causa di un articolo pubblicato dal Financial Times che, citando fonti non identificate, raccontava di un incontro tra funzionari della SAFE e "banchieri stranieri", nel corso del quale gli uomini dell'authority di Pechino avrebbero manifestato perplessità sulla tenuta dell'euro e la volontà di ridurre l'esposizione del Dragone verso la valuta europea: le indiscrezioni, pubblicate mercoledì, avevano trascinato giù la valuta europea e i principali mercati del globo. La smentita è arrivata con un comunicato della SAFE: "Sul fronte delle riserve in valuta estera la Cina è un investitore responsabile e di lungo periodo e segue sempre il principio della diversificazione. Le notizie pubblicate sono prive di fondamento. L'Europa era, è, e rimarrà uno dei principali mercati d'investimento per le riserve cinesi in valuta estera. Siamo fiduciosi sul fatto che l'Eurozona riuscirà a superare le difficoltà e sosteniamo le azioni intraprese dal Fondo Monetario Internazionale e dall'Unione Europea per stabilizzare i mercati". A rinforzare la posizione cinese, poco dopo, erano giunte anche le dichiarazioni di Gao Xiqing, presidente di China Investment Corporation, il fondo sovrano cinese che gestisce un patrimonio da 300 miliardi di dollari: "Non penso che la crisi del debito greco avrà un grande impatto sugli investimenti cinesi all'estero – ha detto Gao all'agenzia di Stato cinese Xinhua – il nostro fondo non ha in programma di tagliare i propri investimenti in Europa, ma punta a concentrarsi su investimenti di lungo respiro senza farsi distrarre dalla volatilità di breve periodo dei mercati". Da tempo, ormai, le riserve cinesi giocano un ruolo chiave nelle dinamiche economiche globali: stimate in circa 2400 miliardi di dollari e costituite da dollari, euro, yen giapponesi e qualche altra divisa, quelle di Pechino sono le più ampie riserve in valuta estera al mondo. Nonostante il Dragone non ne abbia mai rivelato l'esatta composizione, molti analisti sono concordi nel ritenere che oltre il 70% della divisa straniera detenuta dal Dragone sia denominata in dollari USA; com'è noto, la Cina è quindi il primo creditore degli Stati Uniti d'America. La diversificazione delle riserve è da un po' uno dei mantra dei funzionari di Pechino: nel mese di febbraio, per il quarto mese consecutivo, la Cina aveva ridotto i Treasury Bonds in suo possesso di ben 11.5 miliardi di dollari, giungendo così a quota 877.5 miliardi, il livello più basso registrato nei nove mesi precedenti; molti osservatori, però, avevano rilevato come probabilmente il Dragone stesse continuando a comprare debito pubblico americano in segreto attraverso piazze terze come Hong Kong o Londra. Da due mesi a questa parte, Pechino sta tornando ai livelli usuali: il dollaro, insomma, continua ad essere il target privilegiato, nonostante le manifestazioni di fiducia verso l'euro e le pressioni di alcuni settori per un cambiamento nella composizione del portafoglio. Diversi analisti, infine, sottolineano come negli ultimi mesi la Cina si sia effettivamente mossa verso un differente impiego delle proprie valute, spostandosi verso investimenti in asset nel resto dell'Asia e in paesi ad alta produzione di commodities.
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