Roma, 13 gen. – Pechino sembra propensa a declinare l'invito di Teheran a visitare le centrali nucleari iraniane. "Sarà difficile che il rappresentante cinese a Vienna presso l'Agenzia Internazionale dell'Onu per l'Energia Atomica– Aiea – riesca a recarsi in Iran, dato che si trova ancora in Cina" ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri Hong Lei. E dopo l'Unione Europea, che lo scorso venerdì ha ufficialmente rifiutato l'offerta, anche la Cina sembra decisa a disertare l'evento.
La notizia dell'apertura dei siti nucleari iraniani agli ambasciatori di alcuni Stati stranieri presso l'Aiea era stata resa nota il 4 gennaio dal portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Ramin Mehmanparast. "Quella dell'Iran è una mossa tattica che mira a creare delle divisioni all'interno del blocco degli Stati che si oppongono al programma di arricchimento dell'uranio, ma non sarà sufficiente a distogliere l'attenzione dagli obblighi di Teheran" avevano commentato la notizia dal dipartimento di Stato USA, principali esclusi dalla visita. Un'interpretazione che sembra confermata dalla scelta degli invitati: oltre a Russia e Cina - Paesi dall'atteggiamento meno intransigente nei confronti del controverso programma di sviluppo atomico, e che rappresentano alcuni tra i principali partner economici e commerciali dell'Iran– l'invito è stato recapitato a Ungheria, nella sua qualità di presidente di turno dei Ventisette, Egitto, Cuba, Lega Araba e ai Non Allineati. Cancelli chiusi invece per Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania, che fanno sì parte dell'Ue, ma che seguono una linea più dura sulla questione delle sanzioni.
A destare sospetti è stata anche la scelta del periodo: la visita avrà luogo "prima della riunione di Istanbul" aveva anticipato Mehmanparast, suggerendo le date del 15 e 16 gennaio. Quello di Istanbul è un appuntamento che vede impegnati a fine mese nella città sul Bosforo i delegati della Repubblica Islamica e del '5+1' in una nuova tornata di colloqui sul controverso programma nucleare iraniano. L'incontro era stato concordato dalle parti in occasione del precedente incontro, avvenuto il 6 e 7 dicembre scorsi a Ginevra dopo uno stallo totale dei contatti, protrattosi per quattordici mesi. Ma secondo molti osservatori la decisione di aprire gli impianti non è altro che un tentativo di Teheran di evitare le sanzioni in vista della riunione di Istanbul.
Per quanto riguarda invece i siti aperti al 'pubblico', la scelta è ricaduta sulla centrale di Natanz per l'arricchimento dell'uranio, nel centro dell'Iran, e sul reattore ad acqua pesante di Arak, situato più a nord-ovest. Si tratta dei due complessi nucleari sui quali si concentrano i maggiori sospetti dell'Occidente nei confronti del controverso programma di sviluppo atomico del regime degli ayatollah. Le principali potenze internazionali mirano da tempo a bloccare il programma iraniano che, secondo gli USA, altro non è che uno scudo di cui Teheran si serve per nascondere i tentativi di costruire un arsenale nucleare. Un'accusa sistematicamente rigettata dalla Repubblica Islamica, la quale afferma che il programma ha scopi del tutto pacifici. E l'apertura dei siti nucleari iraniani sarebbe lì a testimoniare, secondo Mehmanparast, "le buone intenzioni" di Teheran.
di Sonia Montrella
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