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L'economia cinese reagisce brillantemente alla terapia d'urto somministrata al Paese dal Governo per sconfiggere l'inflazione. Cinque rialzi dei tassi d'interesse e una raffica di aumenti della riserva obbligatoria (nove per la precisione) dallo scorso ottobre a oggi, infatti, non hanno frenato la corsa della congiuntura cinese. Che, nel secondo trimestre 2011, ha registrato una crescita del 9,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. L'incremento del Pil trimestre su trimestre è stato pari al 2,2% in termini reali, leggermente superiore a quello registrato nel primo trimestre. Per l'economia cinese, dunque, niente "atterraggio duro" a dispetto di quanto avevano pronosticato alla vigilia gli osservatori più pessimisti. I quali temevano che la severa stretta monetaria messa in atto da Pechino negli ultimi mesi per riportare sotto controllo l'inflazione (+6,4% a giugno) potesse gelare lo sviluppo dell'economia del Dragone.
«Probabilmente, la settimana scorsa la Banca centrale ha deciso di aumentare ancora i tassi d'interesse proprio perché sapeva che, nonostante i suoi numerosi interventi per drenare liquidità dal mercato, la congiuntura non si è per niente raffreddata e il sistema è in grado di sopportare ulteriori rialzi del costo del denaro» commenta un banchiere straniero di Shanghai.
L'Ufficio statistico cinese non è mai prodigo di dati macroeconomici. Pechino, infatti, non fornisce la disaggregazione di alcuni indicatori fondamentali per la comprensione del trend economico dal lato della domanda, come i consumi privati, i consumi della pubblica amministrazione, le esportazioni nette, il livello delle scorte. Così, per capire quali forze abbiano sospinto verso l'alto il Pil nel secondo trimestre 2011, non resta che analizzare i pochi numeri disponibili.
A giugno la produzione industriale ha continuato a tirare forte, registrando un incremento annuo del 15,1%, quasi due punti percentuali in più rispetto a maggio, migliore performance degli ultimi 13 mesi. Grazie a quest'ultimo colpo di reni, nel primo semestre 2011 la produzione industriale cinese è aumentata del 14,3 per cento. Frattanto, gli investimenti nominali fissi nelle aree urbane hanno registrato una crescita del 25,6% rispetto al primo semestre 2010, nonostante una lieve flessione. Bene anche le vendite al dettaglio, che nella prima metà del 2011 hanno fatto un balzo in avanti del 16,8% (+17,7% a giugno).
«I dati del terzo trimestre mostrano un modesto rallentamento della crescita dell'economia cinese - osserva Tao Wang, economista di Ubs Investment Research -. È positivo che le vendite immobiliari abbiano raggiunto il loro picco e le condizioni di credito si siano stabilizzate. Per questo motivo non ci aspettiamo ulteriori strette monetarie nonostante le persistenti pressioni inflazionistiche».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
14/07/2011
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