Pechino cerca manager di stato
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Pechino cerca manager di stato

Pechino cerca manager di stato

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Un annuncio pubblico su due pagine di giornale: il governo cinese cerca venti manager da assumere ai vertici delle società controllate dallo stato. Non una novità in assoluto, come sottolinea il quotidiano online Chinadaily. Nel 2004, i dirigenti delle aziende pubbliche assunti attraverso concorsi (anziché per nomina amministrativa) erano 334mila, alla fine del 2009 sono saliti a 521mila, il 56% in più. Attraverso questa modalità di selezione, il governo cerca personale altamente qualificato, capace di garantire la massima efficienza ai suoi gioielli. E tuttavia il nuovo bando potrebbe celare una certa insoddisfazione del regime per le performance dei campioni nazionali. Appena tre giorni fa, Li Rongrong, direttore dell'Authority sulle società a controllo pubblico, ha affermato che questi gruppi devono moltiplicare gli sforzi nell'innovazione per essere competitivi nel contesto globale post-crisi.
Tra i profili cercati ci sono, tra l'altro, cinque general manager (assimilabili a un amministratore delegato). Le aziende interessate dal bando operano in settori che vanno dall'energia nucleare, all'automotive, al tessile. Otto delle compagnie sono nella classifica Fortune 500.
Alcune delle posizioni da ricoprire sono riservate a cittadini cinesi, ma molti posti sono aperti anche a candidati stranieri e quasi sempre è richiesta la padronanza della lingua inglese o francese. Tutti i manager selezionati dovranno «servire la riforma e lo sviluppo delle società di stato», come recita il bando diffuso dal Partito comunista e dalla Commissione di vigilanza sugli asset dello stato, che supervisiona le 126 aziende a controllo pubblico. L'annuncio è apparso sui principali quotidiani in lingua cinese e inglese e sui maggiori portali internet.
Gli investimenti dei gruppi controllati dallo stato sono lievitati negli ultimi tempi, grazie ai 588 miliardi di dollari di incentivi varati dal governo per sostenere la crescita economica durante la crisi globale. Gran parte di queste risorse sono finite appunto ai conglomerati di stato. Non sempre però le risorse spese sono state compensate dai profitti aziendali. Se i gruppi che dominano settori strategici come l'estrazione mineraria o l'energia sono molto redditizi, altre società, che, dopo decenni di riforme economiche si ritrovano a operare in contesto competitivo, sono in difficoltà.
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31/08/2010
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