Pechino, 20 lug.- A due giorni dagli scontri etnici avvenuti nella regione autonoma dello Xinjiang, la Cina emette il suo bollettino. "Quattordici rivoltosi, due poliziotti e due ostaggi hanno perso la vita nell'attacco alla centrale di polizia avvenuto lunedì nella città di Hotan" fanno sapere le forze dell'ordine cinesi. Diverse le stime di un gruppo di esuli uighuri, il cui bilancio ieri era di 4 morti e 16 feriti, mentre il Congresso Mondiale degli Uighuri con sede in Germania riferisce che "la polizia ha bastonato a morte 14 manifestanti e sparato ad altri sei".
Restano confuse anche le dinamiche dell'incidente: "Rivoltosi armati di coltelli, molotov, esplosivi e pugnali, hanno attaccato la stazione di polizia aprendo il fuoco e issando bandiere religiose sull'edificio" si legge sul sito web del governo dello Xinjiang secondo cui la polizia avrebbe risposto al fuoco "solo dopo una serie di avvertimenti". "Nei giorni precedenti l'incidente, diverse persone hanno acquistato armi nei dintorni di Hotan. L'attacco era premeditato" si legge ancora sul sito web del governo che definisce l'episodio un "atto terroristico".
La versione della polizia cinese è in netto contrasto con quella del Congresso secondo cui la polizia ha attaccato i manifestanti uighuri impegnati in una protesta pacifica indetta per richiedere pari diritti alla minoranza musulmana e notizie circa gli uighuri spariti dalla circolazione a seguito degli scontri avvenuti nel 2009 nella capitale, Urumqi, dove persero la vita 200 persone, mentre altre 1.700 furono ferite. Da allora il governo di Pechino ha alzato ulteriormente il livello di guardia usando più volte il pugno duro per reprimere manifestazioni di malcontento. Da allora quello di Hotan rappresenta l'attacco più importante degli ultimi tempi in una regione strategica per la Cina, in cui la minoranza uighura rivendica da tempo autonomia per la propria lingua e cultura, in difesa e in seguito alla politica dello sviluppo verso ovest deciso da tempo dalla dirigenza cinese, che ha ormai reso la zona a maggioranza han.
"Le autorità cinesi devono assolutamente mettere fine alle oppressioni sistematiche mirate a prevenire un'ulteriore irrigidimento del clima" ha affermato il portavoce del Congresso Dilxat Raxit. Quello di Hotan rappresenta il secondo attacco alla polizia da quando lo scorso aprile Zhang Chunxian fu nominato segretario del Partito Comunista dello Xinjiang al posto del più intransigente Wang Lequan. Difficilmente però, sostiene Mao Shoulong, esperto di pubblica sicurezza alla Renmin University, l'incidente minerà la posizione di Zhang: "Da quando è arrivato nello Xinjiang ha fatto un buon lavoro soprattutto per quanto riguarda il mantenimento dell'ordine sociale e lo sviluppo economico".
Nel frattempo, fa sapere la Xinhua, squadre speciali incaricate di assicurare l'ordine sociale hanno già lasciato Pechino alla volta di Hotan. Ma per Dilxat alla radice del malcontento e dei disordini Xinjiang c'è proprio la presenza nella regione autonoma della polizia di Pechino.
di Sonia Montrella
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