Pechino, 15 feb. - Nuovo giro di vite sul credito ad opera della Banca centrale: con un comunicato pubblicato a poche ore dall'inizio dei festeggiamenti per il Capodanno Cinese, People's Bank of China ha aumentato di ulteriori 50 punti base il coefficiente di riserva obbligatoria di tutti gli istituti di credito. Dal 25 febbraio prossimo i livelli attuali di riserve che devono essere obbligatoriamente depositate presso la Banca centrale - rispettivamente al 16% dei depositi per le banche più grandi e al 14% per quelle minori - aumenteranno dello 0.5%: si tratta della seconda mossa del genere dall'inizio dell'anno, per alcuni un'ulteriore conferma della decisione di frenare la corsa al credito, nonostante un inaspettato rallentamento dell'indice dei prezzi al consumatore registrato nel mese di gennaio. Ma se da un lato la successiva manovra di PBoC può essere spiegata con fattori stagionali (ridurre la liquidità che inevitabilmente si riverserà sul paese dopo una festività così importante come il Capodanno Cinese), dall'altro pochi analisti si aspettavano un secondo aumento delle riserve obbligatorie a una così breve distanza dal primo; la mossa cinese, insomma, potrebbe presagire ad ulteriori restrizioni ai cordoni delle banche, un'eventualità che non mancherebbe di avere ripercussioni sulla ripresa globale. La crescita dell'8.7% registrata dall'economia del Dragone nel 2009, di gran lunga il migliore risultato nell'anno della crisi, ha aumentato la domanda di beni da un capo all'altro del mondo, dal minerale di ferro australiano al rame cileno; ma si tratta anche di un risultato raggiunto in massima parte grazie al pacchetto di stimoli all'economia (4mila miliardi di yuan; 400 miliardi di euro) e soprattutto a causa dell'enorme mole di liquidità immessa sul mercato dalle banche cinesi. L'anno scorso gli istituti di credito del Dragone hanno infatti erogato nuovi prestiti per l'enorme cifra di 9600 miliardi di yuan (960 miliardi di euro circa), un flusso che non si è arrestato neanche nel mese di gennaio, quando si è toccata quota 1390 miliardi di yuan (139 miliardi di euro), sollevando in Cina nuove preoccupazioni in merito a un aumento dell'inflazione e ai rischi relativi allo scoppio di bolle speculative, specialmente nel mercato immobiliare e in quello azionario. In una nota della mattinata di venerdì, People's Bank of China aveva dichiarato la volontà di guidare le condizioni monetarie "dall'assetto anticrisi ai livelli normali": dopo il nuovo aumento delle riserve obbligatorie si assisterà a manovre più aggressive?