Pechino 6 lug.- La Banca centrale cinese ha annunciato oggi un nuovo rialzo dei tassi d'interesse, il terzo dall'inizio dell'anno e il quinto da ottobre. La misura, effettiva da giovedì, prevede un aumento di 25 punti base che porta così al 6,56% il tasso sui prestiti a un anno e al 3,5% quello sui depositi a un anno. La misura è stata decisa sull'onda dei timori relativi a un nuovo aumento dell'inflazione nel mese di giugno: secondo le stime di economisti e analisti pubblicate oggi sul China Daily – il più importante quotidiano di stato cinese - il mese scorso l'indice dei prezzi al consumo avrebbe superato la soglia del 6%. In particolare, China International Capital Corp LTd (CICC) prevede che l'indice dei prezzi al consumo segnerà il 6,2%, lo 0,7 in più rispetto a maggio. Se questi dati fossero confermati dalle stime ufficiali che il governo pubblicherà il 15 luglio prossimo, Pechino si troverà a fare i conti con un nuovo record: un'impennata tale non si registrava, infatti, dall'agosto del 2008.
"L'inflazione rimane alta nonostante la crescita della Cina sia stabile" ha commentato lunedì People's Bank of China (PBoC), sottolineando che continuerà a combattere il costo della vita con una politica monetaria prudente e con gli altri strumenti adottati fino ad adesso. Oltre all'aumento dei tassi d'interesse, per contrastare la spirale inflattiva, la Cina ha aumentato ben cinque volte i requisiti di riserva obbligatoria delle banche dall'inizio dell'anno, ordinando anche agli istituti di credito un deciso taglio dei prestiti alle amministrazioni locali e alle imprese del real estate. "Le misure restrittive adottate dal governo per controllare l'inflazione stanno funzionando gradualmente - aveva dichiarato qualche settimana fa la Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme - e i prezzi al consumo rimarranno sotto controllo nel corso dell'anno. Anche se nei prossimi mesi i prezzi potrebbero rimanere a un livello relativamente alto, la situazione generale rimane controllabile" (questo articolo).
Alcuni economisti, però, ritengono che le cause dell'attuale zampata inflazionaria vadano rintracciate anche nelle politiche adottate per contrastare la crisi: oltre al pacchetto di stimoli economici da 4mila miliardi varato dal governo, si stima che nel biennio 2009-2010 le banche abbiano erogato nuovi prestiti per la cifra record di 17.500 miliardi di yuan (pari a 1.900 miliardi di euro), circa un quarto del totale dell'economia cinese nello stesso periodo, che avrebbero contribuito in maniera determinante a innalzare il livello di liquidità nel sistema. Ed è proprio di oggi la notizia del China Security Journal secondo cui le banche cinesi concederanno quest'anno nuovi prestiti per un valore massimo di 6mila e 700 miliardi di yuan e a un ritmo più lento rispetto al passato al fine di frenare l'inflazione. L'anno scorso, riferisce ancora il giornale, i nuovi prestiti – punto focale della politica monetaria di Pechino - si aggiravano attorno ai 7mila e 950 miliardi di yuan.
Intanto per la popolazione cinese il costo della vita in Cina aumenta di mese in mese trainato sopratutto dall'incremento dei prezzi del generi alimentari che rappresentano il 30% del paniere dell'indice dei prezzi al consumo. In salita il costo di frutta, verdura e soprattutto della carne di maiale che in Cina costituisce il 65% del consumo di carni (questo articolo). Secondo i dati rilasciati dal ministero del Commercio il prezzo del maiale è aumentato per la decima settimana consecutiva toccando a giugno il +13,3%. Tradotto in moneta sonante, i cinesi per acquistare un chilo di carne di maiale spendono 24,68 yuan, più del 70% rispetto allo scorso anno.
di Sonia Montrella
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