Pechino, 21 feb.- Nuovo aumento dei requisiti di riserva per gli istituti di credito: People's Bank of China ha annunciato venerdì scorso che a partire dal 24 febbraio prossimo tutte le banche cinesi dovranno incrementare di 50 punti base il volume delle riserve depositate obbligatoriamente presso la Banca centrale. Si tratta del secondo aumento dall'inizio dell'anno; la mossa giunge anche a due sole settimane di distanza da un nuovo aumento dei tassi d'interesse (il terzo nel giro di quattro mesi), ulteriore manovra per contenere un'inflazione sempre più pressante (questo articolo). Le statistiche diffuse martedì scorso mostrano che nel mese di gennaio l'indice dei prezzi al consumo è cresciuto del 4.9% rispetto allo stesso mese del 2010, un aumento ben al di là del tetto del 4% fissato per il 2011, e ancora più evidente del 4.6% registrato a dicembre (questo articolo). Dai dati diffusi la scorsa settimana, in particolare, emerge un'impennata dei prezzi dei generi alimentari: se il costo del grano è cresciuto del 15.1% rispetto allo scorso anno, il prezzo della frutta fresca è cresciuto addirittura del 34.8%.
Nonostante i brillanti risultati economici conseguiti anche nel periodo più buio della crisi globale, che le hanno permesso di superare ufficialmente il Giappone e diventare la seconda economia mondiale, adesso la Cina è preoccupata per gli eventuali disordini che i prezzi troppo elevati degli alimentari potrebbero innescare, soprattutto tra le fasce più deboli della popolazione. A questo si aggiungono anche i timori relativi ai continui rincari dei prezzi delle case, che secondo molti osservatori potrebbero provocare lo scoppio di una bolla immobiliare. Proprio per frenare i costi delle abitazioni, il governo ha lanciato numerose restrizioni sull'acquisto delle seconde e terze case, ha aumentato gli anticipi obbligatori e istituito un programma pilota di tasse sulla proprietà nelle città di Shanghai e Chongqing (questo articolo). Con il nuovo aumento dei requisiti le più importanti banche cinesi sono così forzate a vincolare presso la Banca centrale il 19.5 % delle loro riserve, anche se numerose fonti bancarie riferiscono che Peoples' Bank of China avrebbe ordinato ad alcuni istituti un ulteriore incremento in via ufficiosa.
di Antonio Talia
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