PATTUGLIAMENTO CINA-VIETNAM, MA TENSIONE RIMANE ALTA
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PATTUGLIAMENTO CINA-VIETNAM, MA TENSIONE RIMANE ALTA

PATTUGLIAMENTO CINA-VIETNAM, MA TENSIONE RIMANE ALTA

Politica internazionale
PATTUGLIAMENTO CINA-VIETNAM, MA TENSIONE RIMANE ALTA
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Pechino, 22 giu.- Restano forti i toni tra Cina e Vietnam, nonostante i due Paesi abbiano appena concluso un pattugliamento congiunto nel golfo di Tonkin. Secondo quanto riportato dal quotidiano dell'esercito popolare vietnamita, alle manovre navali hanno preso parte due vascelli di entrambi i Paesi che da sabato a lunedì hanno navigato per oltre 300 miglia marine attraverso le acque confinanti con il territorio cinese e vietnamita. "Rispettare gli accordi stipulati rappresenta una delle condizioni chiave per la promozione delle relazioni tra i due Paesi e garantire così la stabilità e la sicurezza nel Mar Cinese Meridionale" ha commentato così la decisione di realizzare il pattugliamento congiunto il colonnello Nguyen Van Kiem, vice capo dell'equipaggio della marina vietnamita e comandante della perlustrazione navale. Il colonnello ha poi fatto sapere che quello appena concluso rappresenta l'undicesimo pattugliamento congiunto dal 2005. Nessun commento invece sulla data della firma dell'accordo per esercitazioni in mare, né su un eventuale raffreddamento della temperatura nei rapporti tra le due nazioni.

 

Le relazioni sino-vietnamite sono precipitate nelle ultime settimane ancora una volta a causa di una disputa territoriale per alcuni territori nel Mar Cinese Meridionale reclamati da entrambi i governi (questo articolo). Una disputa che dura da tempo ma riaccesa in seguito a un nuovo casus belli: secondo fonti vietnamite, settimane fa un'imbarcazione cinese sconfinò nelle acque territoriali del Vietnam nel tentativo di tranciare i cavi posti ad altra profondità da un'imbarcazione vietnamita. Rimasto intrappolato, l'equipaggio cinese richiamò sul posto altre due navi di Pechino, che circondarono la nave vietnamita. La vicenda ha immediatamente riaperto le ostilità non solo tra i due governi, ma anche tra la popolazione e sui media. E mentre centinaia di vietnamiti sono scesi in strada nel week end per protestare contro Pechino, il Global Times, uno dei quotidiani ufficiali del partito comunista cinese in lingua inglese, 'invita' Hanoi a farsi indietro. "Se il Vietnam desidera dare il via a una guerra nel Mar Cinese Meridionale, scenderà in campo anche la Cina" si legge nell'editoriale. "La Cina ha intenzione di reprimere eventuali flotte navale  inviate dal Vietnam e non avrà alcuna pietà" si legge ancora sul Global Times. Secondo quanto riportato dal giornale, Pechino si sarebbe inoltre innervosita a causa dell'accoglienza vietnamita alla proposta di un coinvolgimento degli Stati Uniti per una più rapida risoluzione del conflitto che per la Cina deve essere risolto dalle stesse parte interessate.

 

E ieri il Dragone è passato al contrattacco: "Gli Stati Uniti dovrebbero restare fuori dalle dispute nel Mar Cinese Meridionale" ha dichiarato il vice ministro degli Esteri Cui Tiankai ammettendo però che anche Washington nutre degli interessi nel salvaguardare il libero accesso a quelle rotte marittime vitali per i traffici commerciali. "I Paesi coinvolti nelle questioni territoriali stanno giocando con il fuoco e mi auguro che questo non sia alimentato dagli Stati Uniti" ha poi aggiunto Cui.

 

Intanto a rimescolare le acque già agitate è arrivata anche Singapore che alla luce delle recenti dispute nel Mar Cinese Meridionale ha esplicitamente chiesto a Pechino quali territori rivendica. "Riteniamo che sia negli stessi interessi della Cina stessa fare luce sulla questione descrivendo con più precisione quali sono le zone nel Mar Cinese Meridionale da essa rivendicati" si legge in un comunicato stampa emesso dal ministero degli Esteri. Il documento accusa poi la Cina di aver seminato preoccupazioni all'interno della comunità internazionale marittima con la sua "ambiguità". Sebbene il governo di Singapore non abbia territori da reclamare, si è detto interessato a mantenere la stabilità nell'area affinché siano protetti i propri interessi e "nulla possa compromettere la libera navigazione nelle acque internazionali".

 

di Sonia Montrella 

 

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