di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 14 lug. - Si spinge fino all'isola di Malta l'influenza cinese nel Mediterraneo, con la piccola isola a determinare il limite occidentale della presenza nei mari del Dragone. Dopo la visita in Grecia del mese scorso del primo ministro Li Keqiang, che ha riaffermato l'interesse cinese per il porto del Pireo, la Cina ha mostrato il suo interesse nell'isola del Mediterraneo durante la seconda visita in Cina del premier di La Valletta, Joseph Muscat, con la firma di memorandum d'intesa che spaziano dal settore energetico, alle infrastrutture, fino ai servizi finanziari. "Malta, una piccola isola nel centro del Mediterraneo, con secoli di interazione tra culture regionali diverse e avamposti commerciali, e' oggi chiamata ad assumere il ruolo di avamposto occidentale della via della seta marittima, diventando una piattaforma commerciale tra Europa e Nord Africa", ha commentato il primo ministro di Malta a margine dell'incontro.
E il ruolo cruciale del Mediterraneo nella politica estera di Pechino e' stato dimostrato anche dallo scalo tecnico di Xi Jinping, nelle scorse ore in Grecia sulla via dell'America Latina, meta della sua ultima missione. A Rodi, Xi si e' incontrato con il presidente greco Karolos Papoulias, e con il primo ministro Antonis Samaras, a meno di un mese dalla visita di Li Keqiang nel Paese. Non ci sono solo le rotte commerciali per l'approvvigionamento di merci e risorse energetiche, nel rinnovato entusiasmo cinese per la Via della Seta marittima. Tra le pieghe delle iniziative diplomatiche di Pechino si nasconde il tentativo di modificare la percezione di se stessa tra i Paesi vicini, che considerano aggressiva la presenza cinese nei mari Cinese Orientale e, soprattutto, Meridionale, con le dispute di sovranita' in corso e sulle quali Pechino non intende arretrare di un solo millimetro. Le declinazioni marittima e terrestre della Via della Seta rappresentano il tentativo di soft power di Pechino di conquistare con gli investimenti, gli accordi e i memorandum d'intesa, la stima di quei Paesi che altrimenti avrebbero piu' motivi di risentimento che aperture di credito nei confronti del Dragone. Il nuovo concetto di Via della Seta trova un inizio nel settembre scorso, con il discorso del presidente cinese all'Universita' Nazarbayev di Astana. Nella capitale kazaka, durante il viaggio ufficiale nei Paesi dell'Asia centrale, Xi Jinping aveva sottolineato la necessita' di costruire una cintura economica tra i Paesi della regione a cui aveva distribuito finanziamenti e con cui aveva stretto accordi in quei giorni. Un mese piu' tardi, con il viaggio in Indonesia, il presidente cinese aveva presentato durante un intervento al parlamento di Jakarta, la versione marittima del revival dell'antica via del commercio.
Ma la via della Seta marittima, forse piu' difficile da realizzare proprio per resistenze di quei Paesi che rivendicano la sovranita' sugli stessi atolli, isole e arcipelaghi che la Cina considera propri, ha ricevuto una nuova linfa proprio nelle ultime settimane, con il coinvolgimento anche di un altro Paese: la Malaysia. In due interviste rilasciate all'agenzia Xinhua, il ministro del Commercio Internazionale e dell'Industria, Mustapa Mohamed, e l'ex primo ministro, Abdullah Badawi, hanno dato il loro appoggio all'iniziativa cinese, che potra' contare in futuro sugli scali marittimi di Kuantan, Port Klang, Pinang e Johor per le rotte commerciali che connetteranno la Cina agli altri Paesi della regione e oltre, fino al Medio Oriente e al MediterraneoMa nell'intesa commerciale non c'e' posto solo per gli scali portuali. "Non solo investimenti nel commercio - ha affermato Mustapa Mohamed - ma anche nel turismo, nella cultura, nell'agricoltura, nell'alimentare e in altri campi". L'intesa sulle rotte e sugli investimenti sembra avere parzialmente ricucito la crisi tra i due Paesi nata nel marzo scorso, dopo la scomparsa del volo MH370 della Malaysia Airlines, partito dall'aeroporto di Kuala Lumpur nella notte tra il 7 e l'8 marzo scorso e diretto a Pechino, ma mai arrivato a destinazione.
Con la visita di Muscat a Pechino, e' nata, invece, una nuova definizione di Via della Seta, la via della seta blu, scaturita da una dichiarazione di intenti piu' che da accordi specifici, tra le autorita' dell'isola nel Mediterraneo e il governo cinese. "Dobbiamo costruire un ponte tra il continente euro-asiatico e il Mediterraneo - ha dichiarato il primo ministro di Malta, Joseph Muscat - Il fatto che questo avvenga con la Cina e' un fatto significativo". Spiegando con esempi concreti questa tendenza, il primo ministro di Malta ha evidenziato il patto raggiunto nei mesi scorsi tra Shanghai Electric e la societa' maltese di distribuzione di energia elettrica EneMalta come un punto di sviluppo del settore energetico che "permettera' a Malta di diventare un player significativo nello stabilire la Via della Seta marittima nel 21esimo secolo per una crescente economia marittima". Non tutti, pero', la pensano cosi' sull'isola, e uno dei piu' importanti quotidiani, il Times of Malta, venerdi' scorso pubblicava un editoriale in cui lamentava la crescente influenza di Pechino nei settori strategici dell'isola, citando come esempio proprio l'accordo tra Enemalta e Shanghai Electric. "Cina e investimenti cinesi non dovrebbero essere parolacce - scrive il quotidiano dell'isola - ma il governo maltese dovrebbe essere piu' onesto nel dare informazioni". Le critiche non sembrano spaventare il primo ministro dell'isola, che ha ribadito, con orgoglio, che La Valletta si candida a diventare per la Cina "il punto di collegamento di due crocevia": quello con l'Europa e quello con l'Africa.
14 luglio 2014
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