PARTE OGGI "LUCI DALLA CINA" WEEKEND SUL GRANDE SCHERMO
Di Giovanna Tescione
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Roma, 15 Ott. - Al via oggi 'Luci dalla Cina', l'appuntamento ormai annuale con il festival del documentario cinese che si inaugura oggi con una selezione di sei documentari inediti che saranno proiettati nel weekend al teatro Palladium, nel quartiere storico della Garbatella. Sede dell'inaugurazione il Convitto Nazionale di Roma, che per il secondo anno consecutivo conferma il proprio impegno nel diffondere la cultura cinese. "Siamo ben lieti di inserire l'evento di oggi nell'ambito delle attività di promozione culturale del Convitto. Abbiamo molti progetti in cantiere tutti a scopo didattico e tutti per stimolare l'interesse degli studenti e per farli entrare nel mondo cinese", commenta Francesco Alario, coordinatore dell'aula Confucio del Convitto Nazionale.
Ad aprire le danze la proiezione di "Blank lands" una fotografia della Cina piu' remota degli anni Trenta attraverso la vita di Zhuang Xuebei, fotografo di professione che lascia Shanghai per avventurarsi nelle steppe inesplorate e tra popoli sconosciuti. Dimenticato dalla storia e dal tempo nel corso della rivoluzione Culturale, epurato e mai riabilitato, il documentario ne riscopre la grandezza e la sensibilità ripercorrendo i luoghi che ha visitato e le persone che ha conosciuto anche grazie ai diari che ha lasciato.
"Ci sono voluti tre anni e mezzo per girare il film", commenta Federico Peliti, regista insieme a Luca Tommasini, Alessandro Galluzzi e Ralph Kronauer che hanno lavorato alla realizzazione del lungometraggio. "Un progetto nato per caso - spiega - mi sono imbattuto in un libricino con le sue fotografie durante la mia permanenza a Pechino per studio. Era il primo libro che veniva stampato di Zhuang con solo 25 fotografie dopo circa 40 anni".
Solo 25 fotografie, delle quasi 10mila che si stima siano state scattate da Zhuang, che lo hanno rapito, continua Federico Peliti, e da cui poi ne è nata una tesi e una collaborazione con gli altri registi, suoi amici amici e colleghi. "La sua vita è una sorta di lente di ingrandimento da cui rileggere la storia della Cina da quegli anni in poi", conclude.
"È stato un modo per andare sempre più a fondo e conoscere da vicino le minoranze etniche che Zhuang aveva voluto raccontare attraverso le sue fotografie. Elemento importante della fotografia è la memoria, fare in modo che non si dimentichi", aggiunge Luca Tommasini. Una fotografia che in Cina resta il mezzo più semplice per raccontare storie e per rappresenta varie realtà ma che sta cambiando nello stile confrontandosi sempre piùcon la realtà.
Soddisfatto anche Andrea Canapa della Fondazione Italia Cina che si dice "contento di avere iniziato l'anno scorso questa collaborazione e soddisfatto dei risultati". "Un'esperienza che permette di vedere luci e ombre del paese, anche su aspetti inediti e sconosciuti alla Cina stessa".
15 OTTOBRE 2015
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