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Le previsioni parlano di una crescita ulteriore. Uno scenario che preoccupa soprattutto gli Stati Uniti. Per l'Europa è presente soltanto la Germania, Paese pioniere nello sviluppo di una filiera nel settore. Obama ha puntato sulla green economy sin dalla campagna elettorale, solo che la realtà di governo è stata più complicata. Il pacchetto clima ed energia è stato abbandonato in Senato, succube dei difficili equilibri tra democratici e repubblicani.
Per le imprese del settore sono comunque arrivati incentivi di carattere fiscale, ma la sfida è difficile. Anche perché la Cina – non solo sul fotovoltaico, ma su tutte le rinnovabili – sfrutta aiuti governativi che hanno sollevato qualche perplessità. Una denuncia di 5.800 pagine presentata dall'Usw, il sindacato dei lavoratori nelle acciaierie, alle autorità americane ha puntato il dito contro gli aiuti pubblici cinesi. Contrari, secondo il fascicolo, alle normative del commercio internazionale.
A fine 2010 la disputa è arrivata alla Wto. Riguarda l'eolico, altro settore dove le aziende cinesi hanno registrato un balzo, ma potrebbe estendersi anche al fotovoltaico. Le aziende asiatiche finora hanno avuto il vantaggio competitivo di una manodopera a basso costo rispetto a quella occidentale. E una politica energetica molto spinta da parte di Pechino sul fronte dello sviluppo delle rinnovabili. Molto incentrata sulla produzione, meno sulla nascita di un mercato interno. Che sta nascendo, ma non è certo tra i protagonisti. Se si guarda la classifica dei Paesi per watt fotovoltaici installati la Cina è dopo Germania, Italia, Repubblica Ceca, Stati Uniti, Giappone e Francia.
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03/05/2011
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