Roma, 15 mar.- Ancora Expo di Shanghai e ancora padiglione Italia. Sono infatti in via di definizione i dettagli per la riorganizzazione dell'area italiana all'interno del parco espositivo di Shanghai. Una delegazione cinese composta da alcuni dei massimi vertici della passata Esposizione Universale ha da poco lasciato l'Italia dove ha incontrato esponenti del governo, istituzioni pubbliche e private e aziende per discutere del futuro del padiglione. Un accordo siglato dai due governi lo scorso novembre ha stabilito infatti che il padiglione Italia sarà tra i pochi, pochissimi che resteranno all'interno del parco. Il regolamento dell'Expo prevedeva che tutti i padiglioni venissero smantellati al termine della manifestazione, ma la municipalità ospitante poteva decidere a sua discrezione di mantenere le strutture più significative. Qualità, buongusto, eccellenza e professionalità hanno garantito il successo dell'area italiana che ha visto affluire oltre 7,3 milioni di visitatori pronti a lunghe file la cui media è stata di 3 ore.
"Gli eccellenti materiali da costruzione forniti da più di 50 aziende nazionali rendono il padiglione Italia un edificio italiano al 100% e secondo le stime di alcuni studiosi reggerà per almeno 50 anni" ha dichiarato Huang Jianzhi, vice direttore generale dell'Expo di Shanghai, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta venerdì scorso al Ministero degli Esteri. Presupposti, quelli illustrati dal vice direttore che, secondo la sua opinione, sono stati più che sufficienti a far pendere l'ago della bilancia a favore del padiglione Italia e per dare il via a una serie di iniziative. Intanto, mentre nel parco sono ancora in corso i lavori di smantellamento, l'amministrazione dell'Expo è già all'opera per riorganizzare l'intera area che ospiterà uffici, centri congressi, eventi culturali. Sopravvivranno il padiglione Cina, il Centro Culturale, il Centro Expo, i padiglioni a tema, l'Expo Boulevard e alcuni padiglioni come quelli di Spagna, Francia, Arabia Saudita e, naturalmente, Italia, l'unico che resterà dedicato al Paese che lo ha costruito .
Poche le anticipazioni rese note dalle due delegazioni nel corso della conferenza stampa: il padiglione costituirà la vetrina permanente del Made in Italy a Shanghai, laddove Made in Italy non indica solo un attestato di provenienza, ma un vero e proprio stile di vita. Non solo prodotti quindi, ma anche concerti, mostre, conferenze; attività per le quali lavoreranno fianco a fianco l'amministrazione cinese e una commissione consultiva congiunta creata appositamente dal governo italiano per lavorare ai progetti. "L'iniziativa rappresenta di sicuro un volano per i rapporti bilaterali italo-cinesi – ha dichiarato il direttore generale per i Paesi dell'Asia e dell'Oceania del Mae Andrea Perugini –. La gestione del Padiglione Italia sarà uno dei punti principali dell'agenda del comitato governativo italo-cinese copresieduto dai due ministri degli Esteri e il cui incontro è previsto entro l'estate a Pechino".
"Si tratta di un'occasione unica per il nostro Paese che ha qualche ritardo rispetto ad altre nazioni per quanto riguarda l'inserimento nel mercato cinese" ha spiegato Beniamino Quintieri, Commissario Generale del Governo per l'Expo di Shanghai. "Appena riaperto il padiglione rappresenterà il punto di riferimento dell'Italia a Shanghai, una vetrina posizionata in una della zone più esclusive della città" ha continuato Quintieri. Un concetto su cui è tornato anche Huang Jianzhi: "A Shanghai manca un "italian lifestyle center" e il padiglione avrà modo di riempire quel vuoto". La vetrina, ha poi aggiunto Huang, comporterà senz'altro un incremento del mercato del Made in Italy: "Il governo ha fissato al 7% il tetto del Pil per il 2011, ma io credo che in realtà si aggirerà attorno all'8%. Parallelamente al PIL, cresce anche la classe media e con essa la domanda di beni di lusso", un comparto, questo, in cui l'Italia la fa da padrona. "Ferragamo, Ferrari, Versace, sono solo alcuni dei brand che hanno dimostrato un grande interesse a collaborare alle attività nel padiglione" ha anticipato Huang ad Agichina24.
E dell'equivalenza immagine-ritorno economico, Beniamino Quintieri è più che sicuro: "Attualmente non c'è un legame diretto percepibile tra gli scambi commerciali e le attività promozionali svolte durante i sei mesi di Expo– ha spiegato ad AgChina24 -. Se guardiamo i numeri si è registrato un effettivo incremento del commercio, ma sarebbe presuntuoso dire che è tutto merito dell'Expo. Quello che però possiamo dire con certezza è invece che in questi sei mesi si sono firmati scambi, ad esempio nel campo dell'innovazione, che avranno delle ricadute in futuro, e di cui molte aziende beneficeranno".
di Sonia Montrella
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