Roma, 17 giu.- Incremento dell'export, del settore turistico, collaborazioni e lustro: questi, a grandi linee, i primi frutti della presenza italiana all'Expo di Shanghai. A circa 7 mesi dalla chiusura delle attività, il Commissariato per l'Expo di Shanghai 2010 tira le linee e fa le somme. E il risultato supera le aspettative. Questo ciò che emerge dalla conferenza stampa che si è tenuta giovedì all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Tra i vari esponenti del mondo dell'imprenditoria e delle istituzioni, hanno preso parte all'incontro anche il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo e quello della Pubblica Amministrazione e l'Innovazione Renato Brunetta.
Unanime il parere: il Padiglione, pensato per essere una vetrina delle eccellenze di casa nostra, del vivere all'italiana e del saper fare, ha funzionato. Lo dimostrano innanzitutto i dati dell'export verso la Cina che da settembre 2010 a marzo 2011 è cresciuto del 31,40%. E se i settori dell'abbigliamento e della meccanica sono cresciuti 'appena' del 33% e del 39%, a subire una vera e propria impennata sono stati il comparto dei mobili e della gioielleria lievitati rispettivamente al +60,29% e al +81,46%. In fermento anche il turismo: secondo gli uffici consolari italiani in Cina, decine di migliaia di cinesi hanno fatto richiesta di visto nei primi 5 mesi del 2011. In particolare, il Consolato italiano di Shanghai ha incrementato dell'89% il rilascio dei visti.
Non solo numeri: gli effetti sono visibili anche in tema di collaborazione e di ritorno d'immagine, sostiene il presidente dell'Istituto per il Commercio Estero Umberto Vattani. "L'Italia ha vinto il concorso per il nuovo campus dell'Università Tongji" fa sapere Vattani che aggiunge che ad aggiudicarsi l'appalto è stato l'architetto Joseph di Pasquale. "Si tratta di un complesso costituito da tre torri e una galleria. Le torri ospiteranno l'Italy Design City cui lavoreranno il Politecnico di Torino, quello di Milano, l'Università di Roma la Sapienza e l'Università cinese". A ciò si aggiunge il fatto che i materiali e le tecnologie utilizzate al Padiglione sono richieste in tutto il mondo, riferisce il presidente dell'Ice. Poi, continua Vattani, bisogna considerare l'accoglienza del pubblico: "Di recente ho incontrato il sindaco di Hangzhou che mi ha chiesto se è possibile ricreare nella città qualcosa di molto simile al Padiglione Italia". "A Park Avenue a Manhattan, invece, le persone hanno atteso in fila per centinaia di metri per poter assistere alla proiezione di un documentario sulle città italiane firmato Peter Greenway" ha concluso Vattani.
"Chissà perché noi italiani all'estero sappiamo dare il meglio mentre in Italia a volte non lo facciamo" ha esordito così Stefania Prestigiacomo nel corso del suo intervento. "Il Padiglione Italia è stata una sfida per il nostro Paese, l'abbiamo colta e portata a termine nel migliore dei modi. E' stato un onore per me collaborare per conto del governo a un progetto che prestasse così tanta attenzione all'ambiente". Poi il ministro ha sottolineato che la qualità della vita nelle città si misura anche in base all'ambiente e alle tecnologie ambientali di cui essa si serve, un aspetto che il Padiglione, dal tema "Better city, better life" ha saputo cogliere in pieno. Italia e Cina hanno all'attivo una collaborazione sui temi ambientali stretta divenuta ancora più importante in seguito all'Expo, ha riferito la Prestigiacomo che ha poi sottolineato come lo sviluppo della Cina debba necessariamente essere sostenibile.
"Hanno deciso che il Padiglione italiano resterà a Shanghai come vetrina permanente del Made in Italy: è il segno che abbiamo lavorato bene e abbiamo fatto un'ottima impressione" ha commentato Renato Brunetta che si è detto particolarmente entusiasta dello spazio "l'Italia degli Innovatori", la mostra delle eccellenze tecnologiche nazionali. "Io e il commissario generale per l'Expo di Shanghai Beniamino Quintieri abbiamo avuto l'idea (povera) di contattare piccole imprese che si sono affermate grazie con la loro intelligenza e la loro innovazione. Con esse abbiamo voluto raccontare un'Italia che non è solo Ferrari, moda e gastronomia, ma anche innovazione appunto".
"A questo punto dobbiamo fare attenzione a far restare la vetrina tale: ci siamo fatti conoscere, abbiamo mostrato ciò di cui siamo capaci, ora non ci resta che prestare attenzione al seguito, a ciò che verrà" avverte Paolo Zegna, vice presidente di Confindustria.
Cosa resta, dunque, dell'esperienza shanghaiese? "Restano tre cose fondamentali – spiega Quintieri -: innanzitutto un metodo per chi fa promozione in un sistema così frammentato all'estero. In secondo luogo, la popolarità: secondo alcuni analisti prima l'Italia non era in cima alle preferenze dei cinesi, mentre ora, grazie anche alla copertura mediatica che abbiamo ricevuto dalla Cina, siamo più apprezzati di quanto non immaginiamo. In terzo luogo, le esportazioni".
A Shanghai resta invece qualcosa di più materiale: il padiglione che ospiterà mostre, eventi, concerti ma anche band italiani quali Ferrari, Tod's, Ferragamo e Alessi che si sono già mostrati molto interessati.
di Sonia Montrella
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