Pechino, 27 set.- Si avvicina la scadenza del pacchetto di stimoli straordinari all'economia, e mentre da un lato il governo si affretta a far partire gli ultimi progetti, dall'altro prepara squadre di revisori dei conti per verificare l'effettiva allocazione delle risorse. "L'obiettivo è di iniettare nel sistema quanto rimane dei 4mila miliardi di yuan stanziati, e raggiungere i risultati previsti all'inizio della crisi globale per questo ciclo di due anni" aveva dichiarato a fine agosto il vice presidente della Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme Mu Hong. In effetti, dopo un rallentamento nella prima parte del 2010 - dovuto soprattutto ai timori di un surriscaldamento dell'economia -, gli investimenti si sono intensificati a partire da maggio e alla fine di luglio il governo centrale di Pechino aveva già allocato 748 miliardi di yuan (circa 83 miliardi di euro), pari al 75% dei 992.7 miliardi (110 miliardi di euro) previsti per il 2010. Ma è di questa settimana la notizia dell'istituzione di una supercommissione di revisori: a partire da ottobre un gruppo di funzionari provenienti dalla Commissione Disciplinare Centrale del Partito Comunista, dal ministero della Supervisione e da altre agenzie governative passerà al setaccio l'allocazione dei fondi, comminando sanzioni severe qualora venissero riscontrate delle irregolarità; al pool di revisori sono stati concessi ampi poteri, come la cancellazione dei progetti inutili, la riduzione o la revoca dei finanziamenti erogati dal governo centrale, e la possibilità di ispezionare ogni istituzione competente per l'allocazione delle risorse, ministeri inclusi.
Da Pechino, insomma, il governo centrale ha scelto di proseguire sulla linea dura: ad agosto la Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme aveva lanciato agli enti locali un ultimatum su tutti i progetti inizialmente previsti per il 2009 e mai realmente decollati, fissando per l'inizio di settembre il termine di ripresa dei lavori, a pena di sanzioni e revoca dei fondi. A settembre, inoltre, era già stata avviata un'ispezione generale incaricata di fornire le linee guida alla supercommissione di revisori. Il pacchetto di stimoli all'economia, com'è noto, è stato lanciato da Pechino nel novembre 2008 per fare fronte alla crisi globale; dei 4 mila miliardi di yuan (al cambio attuale circa 441 miliardi di euro) previsti su due anni, 1.18 sono a carico del governo centrale, e il resto ricade sulle spalle delle amministrazioni locali che devono provvedere attraverso emissione di bond, prestiti bancari, riserve fiscali e finanziamenti privati. Proprio le casse degli enti locali, negli ultimi mesi, hanno causato diverse preoccupazioni ai funzionari centrali di Pechino; per soddisfare i criteri previsti dal pacchetto di stimoli economici le province e le altre amministrazioni territoriali hanno creato a partire dal 2008 le cosiddette LIC, o Local Investment Companies: si tratta di agenzie semipubbliche che, per ottenere prestiti dagli istituti di credito, forniscono la terra come garanzia, e il cui livello di indebitamento è tuttora dibattuto. Secondo numerosi analisti, la recente accelerazione nell'impiego dei fondi del pacchetto stimoli porterà a una maggiore crescita economica alla fine del quarto trimestre 2010, andando anche a compensare le restrizioni necessarie per raggiungere i traguardi di risparmio energetico e lotta all'inquinamento previsti nell'Undicesimo Piano Quinquennale, che scadrà a dicembre. Grazie al piano di stimoli, il Dragone è riuscito a chiudere il 2008 con una crescita dell'8.7% e il 2010 con un balzo del 10.7%; ma i veri effetti del pacchetto economico si potranno valutare solamente sul lungo periodo. © Riproduzione riservata