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«Fino agli anni 80 per noi c'era spazio anche nel mercato italiano - racconta Massimo Zanaboni, amministratore della Zanaboni, sempre a Meda - poi il gusto è cambiato e le disponibilità economiche sono diminuite. Ora praticamente tutta la nostra produzione è destinata all'estero, Russia in primis, ma anche Ucraina, Azerbaijan, Kazahkstan, dove questo stile d'arredo piace molto». I divani di Zanaboni (nella foto) possono costare dai 7 ai 20mila euro e la loro mole li rende più adatti alla villa di un magnate dell'Est che a un appartamento nel centro di Milano. «In Italia e in Europa vendiamo meglio quelli che chiamiamo mobili "transictional", cioè classici rivisitati con spirito contemporaneo - continua Zanaboni - ma i veri mercati emergenti sono la Cina e l'India». Ecco, la Cina, Paese che significa esportazioni ma anche imitazioni. «Negli showroom arabi - racconta Giusy Cappellini - si trova spesso un corner dedicato alle imitazioni cinesi, perché il cliente capisca la differenza con il made in Italy toccando i prodotti. Pure da noi sarebbe utile farlo».
Anche Paolo Colombo, giovane ingegnere e amministratore della Colombo Mobili, seduto nella sala da pranzo da 70mila euro allestita nello stand, parla della Cina, dove esporta già il 15-20% della produzione: «Lì abbiamo un dealer che vende i nostri mobili in undici città. La Cina è come la Russia di vent'anni fa: i clienti comprano la cosa che costa di più, non necessariamente la migliore». La Colombo è una delle poche aziende che dal 1981 mantengono anche una solida base negli Stati Uniti, Paese dal quale la crisi ha fatto scappare molti, ma dove l'anno scorso hanno avuto un'importante commessa nella Trump Tower di New York. Di Italia non si parla, se non per un aspetto «troppo spesso dimenticato, una delle nostre preoccupazioni per il futuro - dice Colombo - Quando sparirà questa generazione di artigiani, chi continuerà a fare i nostri mobili?». Secondo lui il diffuso disinteresse dei giovani italiani per questo mestiere («anche ben retribuito, minimo 1.300 euro con contratto spesso a tempo indeterminato») deriva da un'impostazione sbagliata del percorso formativo: «Le nostre scuole professionali hanno un approccio troppo tecnico, mentre l'École Boulle di Parigi cresce i suoi studenti come artisti, tanto da consentirgli di esporre i mobili di fine corso al Louvre». Dove magari li vedrà un magnate russo che chiederà a un'azienda di Meda di farglieli uguali.
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Il legno-arredo e l'eccellenza del Salone del mobile
FATTURATO IN MILIARDI
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ADDETTI
222.456
Alla filiera del legno-arredo, che comprende 33.140 aziende (pari al 15% del totale italiano), sono riconducibili il 9% degli occupati nel manifatturiero del nostro PaeseAZIENDE AL SALONE
2.800
I Saloni (mobile, complemento d'arredo, Euroluce e SaloneUfficio) sono l'unica manifestazione in grado di occupare l'intero quartiere di Rho
VISITATORI DEL SALONE
300.000
L'anno scorso la cifra fu sfiorata (si arrivò a 297.000), quest'anno il Cosmit (la società che organizza il Salone) spera di superarla. Domenica sarà aperto al pubblico
14/04/2011
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