Ora anche in Cina i conti non tornano
Chi colmerà la voragine da 65 miliardi di euro aperta da amministratori locali faciloni, corrotti e irresponsabili con la connivenza di banchieri altrettanto improvvidi e malaccorti? Naturalmente il ricco e generoso erario del Dragone. La cui potenza di fuoco, però, si va riducendo di fronte a un debito complessivo, pubblico e privato, che negli ultimi mesi è aumentato a vista d'occhio per effetto dell'emersione improvvisa di una serie di colossali passivi pregressi. Per carità: le casse di Pechino restano capienti, grazie anche a una posizione fiscale ampiamente positiva. Ma, se la congiuntura dovesse mettersi al peggio come accadde nel 2008, il Governo cinese potrebbe scoprire amaramente di non avere a disposizione lo stesso, potente arsenale di allora per rilanciare l'economia agendo sulla leva della spesa pubblica.
05/01/2012