On line lista Ipo di compagnie cinesi

On line lista Ipo  di compagnie cinesi

di Sonia Montrella

 

Shanghai, 2 feb.- Più di 500 nomi, snocciolati l'uno dopo l'altro, e raccolti in un'unica lista: per la prima volta l'organo supervisore della sicurezza cinese (CSRC) ha pubblicato un elenco delle aziende cinesi che hanno fatto domanda per l'offerta pubblica iniziale alla borsa di Shanghai e di Shenzhen. Una mossa, spiegano gli addetti ai lavori, che punta ad assicurare maggior trasparenza del sistema, obiettivo principale del neo-eletto presidente di China Securities Regulatory Commission Guo Shuqing. Tra le compagnie figurano anche colossi statali come China Postal Express & Logistics Co., TPG-backed China Grand Auto e 14 banche commerciali, quali Bank of Shanghai e Bank of Hangzhou. Di queste società, 295 puntano alla piazza di Shanghai o a quella delle piccole e medie imprese di Shenzhen, 220 tentano invece l'ingresso al ChiNext board, il Nadaq di Shenzhen.

 

Non è ancora possibile prevedere però quando queste società faranno il loro esordio nel mercato azionario. Il watchdog, infatti, non ha reso noto quando le 500 compagnie interessate hanno presentato domanda. In più, spiegano gli analisti, di solito dopo aver presentato domanda per l'Ipo, la società deve aspettare all'incirca sei mesi prima di ottenere l'autorizzazione per la quotazione. L'attesa però può variare fino a due anni, a seconda delle condizioni del mercato e della qualità della richiesta avanzata dall'azienda.
La lista non pone limiti di fundraising alle società, ma alcune di queste, quali China Postal Express e China Grand Auto, potrebbero raccogliere più di 10 miliardi di yuan (circa un miliardi di euro) ognuna dalla loro domanda di Ipo.

 

Il caso Facebook

 

Intanto, dall'altro capo del mondo si diffonde la notizia che entro giugno, su un'altra piazza – quella di Wall Street questa volta – farà il suo ingresso anche Facebook. I legali dell'azienda di Mark Zuckerberg hanno già fatto il primo passo presentando un Ipo da cinque miliardi di dollari, che potrebbe valutare la società tra i 75 e i 100 miliardi di dollari, mentre il valore delle azioni si aggirerebbe tra i 34 e i 40 dollari l'una.

 

E se la borsa sembra ormai sempre più vicina, la società ammette che la Cina resta il più grande scoglio. "Quello cinese rappresenta per Facebook un mercato con grande potenziale. Tuttavia gli utenti sono sottoposti a grosse restrizioni riguardo l'accesso ai social network" si legge in un comunicato stampa. Il social network californiano, così come Twitter, è bandito dalla Cina, sebbene molti utenti riescano ad accedervi tramite proxy aggirando così la macchina della censura cinese. Lo "Scudo Dorato", ribattezzato dagli internauti "Grande Muraglia di Fuoco", funziona come un filtro che si avvale sia di sofisticati software che bloccano automaticamente parole chiave. E il controllo è particolarmente penetrante su tutti i siti che agevolano scambi di opinioni e informazioni: social network come YouTube, Facebook, Flickr, Twitter risultano completamente bloccati dopo i sanguinosi scontri etnici del luglio del 2009 nello Xinjiang.

 

"Non sappiamo se riusciremo a trovare il giusto approccio nella gestione dei contenuti e dell'informazione che vada bene sia per il governo cinese che per noi". E ammesso che il "libro dei volti" riesca a penetrare il mercato cinese non è detto – riconosce la compagnia – che attiri gli utenti, i quali che sono già molto attivi su alcuni dei social network graditi a Pechino come Sina, Tencent e, soprattutto, Renren: il primo social network cinese per numero di iscritti che lo scorso anno raccolse 743.4 milioni di dollari nell'offerta pubblica iniziale piazzata presso la borsa di New York, registrando un aumento del 29% nel primo giorno di contrattazioni.




 

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