Pechino, 13 giu.- I nuovi prestiti erogati dalle banche cinesi nel mese di maggio si sono attestati a un livello nettamente inferiore alle previsioni, mentre la liquidità in circolazione nel sistema è ai minimi storici dal 2008: lo mostrano i dati diffusi dalla Banca centrale cinese, che secondo molti economisti potrebbero segnalare un rallentamento nella crescita economica del Dragone.
Le nuove statistiche mostrano che il mese scorso le banche hanno concesso linee di credito per 551.6 miliardi di yuan (circa 59 miliardi di euro), una cifra nettamente inferiore ai 639 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno e ai 610 miliardi previsti dai mercati, mentre l'M2 - la misura più precisa con la quale si calcola la liquidità in circolazione - a maggio è cresciuto del 15.1%, al ritmo più lento degli ultimi 30 mesi.
L'erogazione dei nuovi prestiti rappresenta uno dei cardini della politica economica cinese, e viene controllata direttamente da Pechino attraverso tetti imposti alle banche per controllare la crescita economica e l'inflazione. Per contrastare la crisi, a partire dal 2008 le banche cinesi hanno allentato i cordoni delle borse immettendo un flusso imponente di liquidità nel sistema: si stima che negli ultimi due anni siano stati erogati nuovi prestiti per la cifra record di 17500 miliardi di yuan (pari a 1900 miliardi di euro), circa un quarto del totale dell'economia cinese nello stesso periodo. Dopo i brillanti risultati conseguiti negli ultimi anni (nel 2010 l'economia cinese è cresciuta del 10.3%) nonostante la crisi globale e il calo delle esportazioni, oggi Pechino teme soprattutto l'inflazione e i rischi dello scoppio di una bolla immobiliare: a marzo l'indice dei prezzi al consumo era aumentato del 5.4%, segnando il livello più alto dei 32 mesi precedenti, e ad aprile - sempre secondo le statistiche ufficiali - si era attestato a quota +5.3%.
I dati sull'inflazione di maggio, che verranno diffusi martedì, sono attesissimi: molti esperti ed economisti temono che il mese scorso l'indice dei prezzi al consumo sia cresciuto ulteriormente - alcuni prevedono intorno al 5.5% -, un dato che, letto insieme alla frenata sui prezzi, potrebbe contrassegnare una situazione complessa, nella quale il governo deve contemporaneamente tenere sotto controllo il costo della vita senza rinunciare a sostenere la crescita. Per contrastare l'inflazione, dall'inizio dell'anno la Cina ha innalzato due volte i tassi d'interesse e ha aumentato ben cinque volte i requisiti di riserva obbligatoria delle banche, ordinando anche agli istituti di credito un deciso taglio dei prestiti alle amministrazioni locali e alle imprese del real estate.
Ma altri analisti ritengono che nonostante tutto l'economia cinese non si troverà ad affrontare brusco atterraggio: "Una crescita dell'M2 tra il 13% e il 15% per il 2011 significa che quest'anno la Cina continuerà comunque a crescere tra il 9% e il 10% - ha dichiarato Li Huiyong, analista di Shenyin e Wanguo Securities di Shanghai-, quindi a nostro avviso le possibilità di una contrazione repentina sono molto labili".
di Antonio Talia
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