Nuova stretta sul credito in Cina
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Nuova stretta sul credito in Cina

Nuova stretta sul credito in Cina

Pechino. Le autorità monetarie ordinano alle banche di sospendere la concessione di prestiti
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Luca Vinciguerra
SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
L'inflazione potrebbe presto tornare a rialzare la testa. E le bolle speculative, create da oltre un anno di credito facile, potrebbero prendere il volo e finire fuori controllo. Così, per non correre rischi, la Cina decide di giocare d'anticipo e stringe i rubinetti della liquidità. Secondo fonti di stampa locali, nei giorni scorsi le autorità monetarie avrebbero chiamato a raccolta le principali banche nazionali per impartirgli un nuovo ordine di scuderia: a gennaio stop all'erogazione di nuovi finanziamenti.
Ad alcuni istituti di credito, che negli ultimi tempi sono stati particolarmente generosi con la concessione di prestiti (tra questi figurerebbero Citic Bank ed Everbright Bank), la People's Bank of China avrebbe chiesto addirittura di aumentare la riserva obbligatoria di 50 punti base.
La preoccupazione di Pechino è che la crescita incontrollata della base monetaria possa surriscaldare troppo un'economia che, stando ai dati più recenti, sembra essersi lasciata alle spalle la crisi.
Nel 2009 i prestiti bancari cinesi hanno stabilito un record, portandosi a 9.600 miliardi di yuan (circa 950 miliardi di euro), oltre il 70% in più rispetto all'anno precedente. Questa valanga di liquidità affluita nel sistema economico, in abbinamento alle politiche fiscali ultraespansive varate dal governo, ha giocato un ruolo chiave nella ripresa dell'economia cinese. E non solo. La liquidità immessa nel sistema cinese, però, ha creato squilibri sul mercato finanziario e immobiliare, perché è andata a gonfiare il valore di molti asset. Il fenomeno è stato particolarmente evidente nelle grandi metropoli costiere. A dicembre i prezzi delle case in settanta città hanno registrato il maggiore tasso d'incremento degli ultimi diciotto mesi.
Con l'inizio del nuovo anno, la Pboc ha iniziato a tirare il freno. Il primo segnale è arrivato dal mercato obbligazionario dove, alle ultime aste, i rendimenti dei titoli di Stato hanno segnato cospicui rialzi. Poi, una settimana fa, le autorità monetarie hanno aumentato di 50 punti base la riserva obbligatoria per le banche.
Ma queste misure non hanno ancora sortito effetti. Solo nella prima settimana del 2010 i finanziamenti concessi dagli istituti di credito ammonterebbero a 600 miliardi di yuan. Alcuni economisti stimano che a oggi gli impieghi avrebbero addirittura superato i mille miliardi. Troppo. Una prolungata crescita ipertrofica del credito è foriera di guai: eccesso di investimenti, sovracapacità, bolle speculative, sofferenze bancarie, inflazione.
La probabilità che la Pboc rialzi i tassi già nel primo trimestre dell'anno è allora sempre più elevata. Ma questa aspettativa, abbinata alla scommessa sulla rivalutazione dello yuan, non potrà che aumentare i flussi di capitali verso la Cina, che nel 2009 hanno fornito un bel contribuito (170 miliardi di dollari) al boom delle riserve valutarie.
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21/01/2010
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