NUOVA MICCIA: TORNASCANDALO MELAMINA
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NUOVA MICCIA: TORNASCANDALO MELAMINA

NUOVA MICCIA: TORNA
SCANDALO MELAMINA

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NUOVA MICCIA: TORNASCANDALO MELAMINA
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Pechino, 25 gen. - A oltre un anno dallo scandalo che travolse tre gruppi caseari cinesi – tra cui il noto brand Sanlu - e rischiò di compromettere persino la credibilità del colosso Nestlè, in Cina torna l'incubo del latte alla melamina. Secondo il China Daily, gli ispettori sanitari della provincia del Guizhou avrebbero rimosso dagli scaffali latticini contenenti la temuta sostanza chimica, nota per provocare calcoli e insufficienza renale. Sarebbero tre le aziende incriminate (dislocate nella Cina nord-orientale): Zibo Lusaier Dairy Company, Tieling Wuzhou Food Company e Laoting Kaida Refrigeration Plant. Nel 2008 il latte contaminato causò la morte di sei bambini e il ricovero di altri 300mila: ci andò di mezzo anche l'azienda di Ginevra accusata di aver mescolato la sostanza tossica al latte e alle farine per aumentarne il valore proteico. Lo scandalo impose una immediata rimozione dei prodotti tossici dagli scaffali dei supermercati.
Oggi, secondo Wang Dingmian, ex presidente dell'Associazione Casearia della Provincia del Guandong, i prodotti incriminati potrebbero essere facilmente dei residuati rimasti sugli scaffali dopo il ritiro ufficiale imposto dalle autorità; in pratica, i "superstiti" del blitz del 2008 che mise fine alle polemiche espellendo dal mercato gli alimenti contaminati. Ma si scopre oggi che alcune delle aziende imputate, come ad esempio la Shanghai Panda Daily, dopo essere state poste sotto sequestro e inserite nella lista nera nel 2008, qualche mese dopo, calmate le acque, furono riabilitate e ottennero la licenza a riavviare il business. Tre dirigenti cinesi saranno chiamati a rispondere all'accusa di aver immesso nel mercato alimenti tossici; il China Daily dichiara infatti che i prodotti ispezionati nel Guizhou sarebbero stati prodotti tra marzo e aprile del 2009; non, quindi, nel 2008 come suggerirebbe lo scenario ipotizzato da Wang Dingmian. Nel rapporto si legge che tra i prodotti sotto accusa vi sarebbero anche dei "leccalecca", ma non pervengono ulteriori dettagli. Le accuse per ora rimangono avvolte in una cortina di incertezza. Il dipartimento di igiene della provincia del Guizhou si rifiuta di rilasciare comunicati e rimane chiusa in un ostinato silenzio stampa. Lo stesso Ling Hu, portavoce della Provincia del Guizhou, si cuce la bocca.
La posizione ufficiale espressa da Wang Dingmian non sembra tranquillizzare i consumatori: "i controlli del governo sono ancora troppo deboli; per legge le aziende dovrebbero avere l'obbligo di sottoporre ai test ogni singolo prodotto". Nello scandalo del 2008 finirono in manette 21 dipendenti della Sanlu. Recentemente, nel novembre 2009, altre due persone erano finite nelle mani implacabili della giustizia con l'accusa di avere prodotto e venduto centinaia di tonnellate di latticini alla melamina. Oggi l'immagine del governo cinese rischia di essere quella di un gigante sopraffatto da un nuovo scandalo e, ancora una volta, impreparato nella prevenzione ma abile nell'esecuzione.
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