No di Pechino a tasse su emissioni aeree

No di Pechino a tasse su emissioni aeree

di Sonia Montrella

Roma, 6 feb.- Pechino non ci sta e vieta a tutte le compagnie aeree cinesi attive in Europa di pagare la nuova tassa sulle emissioni approvata da Bruxelles. E subito si profila all'orizzonte un nuovo faccia a faccia tra le due potenze che, se da un lato risolleva la questione - irrisolta - del ruolo di Pechino nella lotta 'verde', dall'altro pone l'Europa in una difficile posizione nei confronti della Cina cui il Vecchio Continente ha chiesto sostegno per risollevarsi dalla crisi del debito.


In vigore dal 1 gennaio, l'Emission Trading Scheme (ETS), impone un contributo per ogni volo da e per l'Europa: in pratica  tutte le compagnie che si servono di aeroporti europei dovranno ottenere dall'Ue un certificato per l'emissione di Co2 che garantirà loro diritti  - gratis - per coprire gran parte delle tratte, ma dovranno acquistare il resto dei diritti per emissioni oltre un certo limite. Come? Attraverso il pagamento della tassa. In caso di non adempienza la società dovrà pagare una multa pari a 100 euro per tonnellata di Co2 non coperta dal diritto di emissione. Ancora, in caso di reiterazione l'ETS prevede l'espulsione della compagnia dagli scali dell'Europa.  La misura, spiega Bruxelles, punta a consolidare la lotta all'inquinamento ambientale su cui il settore dell'aviazione incide per il 3% del totale delle emissioni di CO2 prodotte dall'uomo.


Se l'ETS ha subito ricevuto il plauso degli ambientalisti, al di là della grande Muraglia si è alzato secco il no del governo secondo cui l'iniziativa è "protezionistica e sleale". "La Cina auspica che, sulle questioni internazionali riguardanti l'inquinamento ambientale ,  l'Europa agirà tenendo conto dei rapporti sino-europei per lo sviluppo sostenibile dell'aviazione internazione e cercando una soluzione ad entrambe le parti" ha dichiarato all'agenzia di stampa Xinhua un membro dell'aviazione civile cinese. "Tuttavia la Cina considererà la possibilità di adottare le misure necessarie a proteggere i propri interessi" ha poi aggiunto il funzionario che ha scelto di restare anonimo. Nell'attesa di quelle mosse che molti osservatori vedono come forti ripercussioni per l'Europa, i leader cinesi sono corsi ai ripari: ordine perentorio per le compagnie aeree di non aderire all'ETS e divieto di alzare i prezzi per tassare i passeggeri senza l'approvazione del governo. 


Una posizione, quella del Dragone, già illustrata lo scorso giugno quando è stata formulata la tassa ETS (questo articolo ). "La Cina non cederà alle richieste dell'Unione europea" aveva dichiarato il vicesegretario della China Air Transport Association (CATA) Chai Haibo nel corso del tradizionale meeting annuale della IATA - l'organizzazione internazionale che riunisce tutte le più importanti compagnie aeree mondiali - in corso a Singapore. "Riteniamo profondamente irragionevole il piano dell'Europa per costringere unilateralmente altri paesi ad adottare l'Emission Trading Scheme, e la nostra associazione non lo sottoscriverà né chiederà un'esenzione" aveva aggiunto Chai".


E questa volta, nella lotta contro l'iniziativa dell'Ue, Pechino è in buona compagnia affiancata com'è da Usa, Russia, India e Canada colpite anch'esse dalla misura.  "Il settore dell'aviazione internazionale negli ultimi due anni è già stato colpito dal rincaro del carburante. Nessuno vuole spese aggiuntive" ha spiegato Chris De Lavigne di Frost & Sullivan. Calcoli alla mano, lo schema, fa sapere l'Ue,  prevede infatti una spesa extra a passeggero che varia dai 2 ai 12 euro, soldi che verranno recuperati dall'aumento del costo del biglietto. Nel complesso,  secondo la Cata, la nuova misura costerebbe all'aviazione cinese 95 milioni di euro di spese extra all'anno destinati a diventare circa 315 milioni nel 2020.


Intanto la battaglia rischia di spostarsi dai cieli al tribunale del WTO: " Se per uno l'iniziativa è ingiusta, per l'altro non lo è. Solo un organo internazionale super partes potrebbe mettere fine alla disputa" ha dichiarato alla BBC Siva Govindasamy di Flightglobal, portale britannico dell'aviazione internazionale.

©Riproduzione riservata