NO DEGLI HONGKONGHESI ALL'INGRESSO DI CINESI CON AUTO

di Sonia Montrella
Roma, 13 feb.- Ad Hong Kong, nuove misure a beneficio dei cinesi tornano a infiammare gli animi e le strade. Dopo il polverone alzato dal divieto di scattare foto alla vetrina di Dolce&Gabbana - valido per gli hongkonghesi, ma non per gli abitanti della Cina continentale - e dopo le critiche sulla calda accoglienza riservata a quelle cinesi che decidono di partire sull'isola, a gettare nuova benzina sul fuoco è ora il programma che permetterebbe ai cittadini della provincia del Guangdong di portare la propria auto sull'isola. La proposta rappresenterebbe la fase di due di un progetto secondo cui dal 30 marzo gli hongkonghesi potranno far domanda per portare la propria auto in Cina. Unico limite: un tetto massimo di 50 macchine in entrata al giorno.
Tra le pieghe del disegno non si celerebbe questa volta alcuna discriminazione, ma gli abitanti di Hong Kong non ci stanno. Oltre 300 persone sono scese domenica in strada decise a far sentire a gran voce il proprio disaccordo: "Non vogliamo nessuna macchina cinese" si leggeva su uno degli striscioni agitati dai manifestanti. A spiegare il perché dell'opposizione è Shirley Cheung, una delle ragazze della protesta: "Noi guidiamo sulla corsia di sinistra, i cinesi su quella di destra. Abbiamo già abbastanza incidenti automobilistici, non ne vogliamo altri".
A meno di 24 ore di distanza, i funzionari del dipartimento dei Trasporti sono tornati sull'argomento gettando acqua sul fuoco: "Si tratterebbe solo di un esperimento e non abbiamo ancora stabilito una tempistica" ha precisato Patrick Chan, vice segretario del dipartimento dei Trasporti. Fattore discriminante, una licenza di guida valida nell'ex colonia britannica. "Solo chi ha una patente valida può accedere alla fase due del progetto" ha aggiunto Chan che ha poi sottolineato come nel tracciare le linee guida del piano siano stati presi in considerazione diversi fattori quali la sicurezza e la capienza della rete stradale.
Ma sono in molti a ritenere che dietro le proteste di Hong Kong si celi un disagio ben più profondo, una rivalità quella tra cinesi e hongkonghesi tornata alla ribalta proprio nelle ultime settimane. Una xenofobia che si fa largo a colpi d'insulti. Per il professor Kong Qingdong dell'università di Pechino esponente dell'ultranazionalismo cinese, "i cittadini di Hong Kong sono dei bastardi, sono solamente dei cani al servizio del governo britannico". Non ci vanno leggeri nemmeno gli hongkonghesi secondo cui i cugini che vivono sull'altra sponda sarebbero delle "cavallette" che arrivano a Hong Kong con l'atteggiamento dei nuovi colonialisti e se ne infischiano delle leggi.
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