Pechino, 6 giu.- Botta e risposta tra vertici militari allo Shangri La Dialogue, l'annuale forum sulla sicurezza di Singapore al quale partecipano 28 stati della zona Asia-Pacifico: le rassicurazioni del ministro della Difesa cinese, il generale Liang Guanglie, non sono bastate a frenare le preoccupazioni degli omologhi di Vietnam e Filippine in merito al crescente attivismo della Cina nel Mar Cinese Meridionale.
"Sono consapevole del fatto che, con la crescita dell'economia cinese, molti ritengono che la Cina diverrà una minaccia militare –ha detto Liang nel suo discorso di ieri -, ma né l'espansione né l'egemonia rientrano tra i nostri obiettivi. Questo è un solenne impegno che il governo cinese si assume nei confronti della comunità internazionale".
L'intervento del generale Liang è stato caratterizzato da diversi aspetti irrituali. Il ministro della Difesa cinese ha parlato per oltre 45 minuti, accettando di rispondere a numerose domande, e ha concluso lasciando intendere che c'è un ampio spazio per la collaborazione con gli Stati Uniti sul fronte dei cyber attacchi; affermazione, quest'ultima, che arriva a pochi giorni di distanza da una nuova offensiva hacker contro Google, che secondo il motore di ricerca, sarebbe stata sferrata proprio dal territorio cinese.
"La Cina è intenzionata a mantenere la pace nel Mar Cinese Meridionale - ha detto ancora Liang -, la situazione è generalmente stabile e le libertà di navigazione e di volo non sono in discussione". Ma quando, poco dopo, la parola è passata a Vietnam e Filippine, i rappresentanti dei due stati del sudest asiatico si sono mostrati meno ottimisti: "Siamo consapevoli che nell'area continuano a verificarsi incidenti - ha detto il ministro della Difesa vietnamita Phung Quang Thanh -, che stanno provocando crescente preoccupazione tra le nazioni costiere".
In due interventi altrettanto al di fuori delle convenzioni, i ministri della Difesa di Vietnam e Filippine hanno descritto dettagliatamente gli ultimi episodi delle tensioni che da mesi attraversano le acque del sud della Cina. "Un incidente come quello del 26 maggio scorso, nel quale una nave cinese che si muoveva a 148 chilometri dalle sue coste ha tranciato i cavi per l'esplorazione petrolifera posati da una nave vietnamita non deve più ripetersi - ha detto il generale Thanh, sottolineando che il Vietnam sta per acquistare alcuni sottomarini russi in funzione di deterrenza - e la dottrina con la quale la Cina reclama per sé la maggior parte del Mar Cinese Meridionale è priva di fondamenti nel diritto internazionale".
Il ministro della Difesa di Manila Voltaire Gazmin, da parte sua, ha ricordato incidenti analoghi avvenuti tra il 21 e il 24 marzo scorso, quando alcune navi cinesi avrebbero trasportato materiale per costruzioni su alcuni isolotti sul versante filippino delle Isole Spratly. Ai primi di marzo, nella stessa zona, una nave filippina che stava conducendo esplorazioni, era stata circondata da due navi militari cinesi, provocando la reazione dell'aeronautica di Manila, che aveva inviato alcuni aerei come supporto.
Il Mar Cinese Meridionale è al centro di numerose controversie territoriali: l'arcipelago delle Spratly - che i cinesi chiamano Nansha - è oggetto di una complessa disputa che vede contrapposte Cina, Filippine, Malaysia, Taiwan, Brunei e Vietnam, mentre un altro gruppo di isole della zona, le Paracel, è reclamato da Cina, Taiwan e Vietnam. Entrambi gli arcipelaghi sono ricchi di risorse energetiche e l'accordo DOC (Asean and China's Declaration of Conduct on the South China Sea), firmato nel 2002 per risolvere le contese, sembra ormai entrato in crisi da tempo.
Sia Manila che Hanoi hanno sporto proteste diplomatiche formali in merito agli eventi recenti, mentre alla fine di marzo la portavoce del ministero degli Esteri di Pechino Jiang Yu aveva ribadito che la Cina detiene "un'indiscutibile sovranità sulle isole Nansha e sulle acque marittime adiacenti" e che "qualsiasi attività di esplorazione per la ricerca di petrolio o gas condotta da società o paesi senza l'autorizzazione del governo cinese costituisce una violazione della sovranità cinese, ed è illegale".
Secondo le proiezioni del portale cinese di informazione economica China 5e, legato al Falcon Group Investment, società di investimento fondata nel 1999 da partner cinesi, la Cina punta a produrre greggio e gas per l'equivalente di 500mila barili al giorno dai giacimenti nel Mar Cinese Meridionale nel 2015, e intende arrivare a quota un milione di barili nel 2020.
Ieri, ad Hanoi, circa 300 persone sono scese in piazza per protestare contro le ingerenze di Pechino. I manifestanti intonavano slogan sulla sovranità vietnamita e sventolavano bandiere cinesi opportunamente modificate con teschi e ossa per richiamare il simbolo internazionale della pirateria.
di Antonio Talia ©Riproduzione riservata