Napolitano: rafforzare i diritti umani in Cina
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Napolitano: rafforzare i diritti umani in Cina

Napolitano: rafforzare i diritti umani in Cina

Visita di stato. Invito a procedere sulla strada delle riforme
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PECHINO. Dal nostro inviato
Un'idea stravagante. Giorgio Napolitano bolla così la proposta lanciata da alcuni premi Nobel per la Pace di mettere all'ordine del giorno della riunione del G-20 di Seul la scarcerazione di Liu Xiaobo, il dissidente cinese recentemente insignito dell'onorificenza dalla Commissione di Oslo.
«Non ho fatto un viaggio in Cina per puntare il dito su una questione specifica, anche se questa ha avuto una risonanza drammatica in una parte dell'opinione pubblica internazionale», ha detto il presidente della Repubblica, ieri a Pechino al termine di un incontro con il presidente cinese, Hu Jintao, «Sono venuto per porre questioni di grande prospettiva per quello che riguarda il ruolo della Cina nel mondo e per quello che riguarda il rapporto tra Europa e Cina. Naturalmente, in quest'ambito non ho mancato di richiamare quelli che la stessa dirigenza cinese riconosce come problemi da affrontare. Ma, con tutto il rispetto per i premi Nobel per la Pace, nulla mi sembra più stravagante che si ponga come punto all'ordine del giorno del G-20 una questione di quella natura», ha aggiunto Napolitano. «Ovviamente c'è la libertà di essere stravaganti, soprattutto al massimo livello dal punto di vista dei premi internazionali, ma questo non fa parte della politica. Certamente, non fa parte della politica estera italiana».
Sulla vicenda dell'intellettuale cinese condannato a 11 anni di carcere per istigazione alla sovversione e recentemente premiato con il Nobel per la Pace, quindi, l'Italia è in perfetta sintonia con la Cina: il caso Liu Xiaobo non esiste. Almeno a livello istituzionale.
L'unico riferimento al tema scottante dei diritti umani (una questione, per la verità, di cui ormai tutti i leader stranieri si scordano puntualmente quando varcano la Grande Muraglia) Napolitano l'ha fatto in un discorso tenuto in mattinata alla Scuola centrale del Partito comunista cinese.
«Gli enormi progressi di questo paese non si misurano solo nella sfera economica - ha detto il presidente della Repubblica parlando ai funzionari del Pcc - il cammino intrapreso dalla Cina sulla via delle riforme politiche per rafforzare lo stato di diritto e il rispetto dei diritti umani è di fondamentale importanza per un'armoniosa integrazione in un sistema internazionale aperto e per una piena sintonia con l'Europa. Sono profondamente convinto che sia nell'interesse cinese portare avanti, in piena autonomia, questo processo».
Tra Roma e Pechino c'è piena sintonia anche sul piano economico. Napolitano ha ribadito a Hu Jintao che l'Italia continuerà a esercitare pressioni sull'Unione europea affinché quest'ultima riconosca alla Cina lo status di economia di mercato. «Nell'Unione europea pesano ancora vecchi schemi ed esitazioni non giustificate, ma si tratta di posizioni anacronistiche che noi vogliamo superare», ha sottolineato il presidente italiano.
Si tratta di una vecchia questione che, insieme alla rimozione del bando di vendita di armi a Pechino, l'Italia ha già affrontato istituzionalmente altre volte in passato a Bruxelles. Ma una parte del Vecchio Continente, e in particolare i paesi del Nord Europa, si sono sempre opposti a questa doppia concessione.
Ma ora, ha ammonito Napolitano, l'Europa deve fare uno sforzo di comprensione per avvicinarsi di più a Pechino. «Tra l'altro - ha concluso il presidente della Repubblica - tra due anni si completerà l'adesione della Cina all'Organizzazione del commercio mondiale. A quel punto cadrà automaticamente la questione del riconoscimento dello status di economia di mercato. L'Europa ha ciecamente detto di no, per principio. Credo francamente che non abbiamo nulla da guadagnarci».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

27/10/2010
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