Pechino, 12 lug.- Moody's mette in guardia i mercati sullo stato di decine di compagnie cinesi: l'agenzia di rating ha pubblicato oggi un rapporto nel quale annuncia di avere messo sotto controllo 61 società cinesi "per rispondere alle preoccupazioni degli investitori e per fornire maggiore trasparenza al nostro approccio". Si tratta di compagnie quotate su diversi listini, in Cina, USA e Ue, molte delle quali hanno chiuso la giornata con segno negativo in seguito alla pubblicazione del dossier.
L'indagine si concentra su cinque aree "che meritano attenzione per identificare possibili rischi sulla governance o sui bilanci": secondo il rapporto Moody's, gli eventuali pericoli includono debolezze nella governance, modelli di business opachi o rischiosi, scarsa qualità del cash flow, preoccupazioni sulla revisione dei conti, strategie di business eccessivamente concentrate sulla crescita a breve termine.
Moody's riferisce che "nelle ultime settimane diversi attori del mercato, inclusa la SEC" (la CONSOB statunitense, ndr) stanno cercando "eventuali problemi nell'affidabilità dei report finanziari sulle società cinesi quotate in borsa". Secondo l'agenzia di rating, il gruppo di società che presenterebbe maggiori problemi è rappresentato dalle compagnie del real estate, tra le quali ad esempio West China Cement, che nello studio è contrassegnata da 12 "bandiere rosse" e riporta quindi il risultato peggiore, che ha provocato quest'oggi anche un ribassamento del titolo del 9.5% presso la borsa di Hong Kong.
Tra le altre compagnie, società attive nel settore delle rinnovabili come LDK Solar Co. – scambiata presso la Borsa di New York - ha conseguito ben 9 bandiere rosse. Altre società segnalate nel rapporto come Winsway Coal Holdings o China Lumena New Materials hanno tutte riportato cali di circa il 5% sui mercati.
"L'assegnazione di bandiere rosse non rappresenta un immediata preoccupazione sul rating - ha sottolineato Moody's nel rapporto - dato che i rating vengono elaborati separatamente".
Nell'ultimo periodo Moody's sta mostrando un certo attivismo sui mercati cinesi, contrassegnando tuttavia i suoi giudizi quasi sempre negativamente. All'inizio di luglio l'agenzia aveva diffuso un comunicato nel quale si affermava che il livello di indebitamento dei governi locali cinesi sarebbe superiore a quello accertato dal governo centrale: secondo la società, i prestiti concessi dalle banche alle amministrazioni periferiche ammonterebbero ad ulteriori 3.500 miliardi di yuan (373 miliardi di dollari, o 540 miliardi di euro), da sommarsi ai 10.700 miliardi di yuan (1.654 miliardi di dollari, pari a 1.141 miliardi di euro) già segnalati da un rapporto pubblicato dall'Ufficio Nazionale Revisori dei Conti (questo articolo ).
di Antonio Talia
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