Pechino, 5 nov.- La storia infinita dell'esportazione dei minerali "terre rare" cinesi si arricchisce di un nuovo capitolo: il ministro del Commercio Chen Demimg, ha dichiarato da Parigi, dove si trova al seguito della visita di Stato del presidente Hu Jintao, che Pechino manterrà la sua quota di esportazioni per il 2011. "La questione delle terre rare non deve essere politicizzata – ha detto Chen –, manterremo la nostra quota di esportazioni anche per il 2011". La dichiarazione arriva a qualche giorno di distanza dalle parole del portavoce del ministero del Commercio Yao Jian, secondo il quale la Cina avrebbe invece ridotto le quote di export di questi minerali essenziali per la produzione di prodotti ad alta tecnologia, dalle pale eoliche alla componentistica elettronica. Le "terre rare" sono una risorsa fondamentale di cui la Cina detiene il 95% della produzione mondiale: nonostante il Dragone controlli infatti "solo" il 65% delle riserve, a causa degli ingenti costi ambientali che lo scavo di queste materie prime comportano, non sono molti i paesi a volersi assumere i rischi connessi all'estrazione.
La questione agita da tempo i mercati mondiali: se ad agosto Pechino aveva annunciato un accordo sui prezzi tra le due principali compagnie minerarie del settore, provocando così di fatto una sorta di monopolio sui costi mondiali, durante la fase più critica della recente crisi con il Giappone Tokyo aveva accusato Pechino di avere attuato un blocco lungo una settimana sulle esportazioni di queste risorse come ritorsione economica su una questione politica. "Oggi la Cina rivolge maggiore attenzione al problema dell'inquinamento – ha concluso Chen – e stiamo intavolando negoziati con i paesi consumatori per ottenere aiuto su una produzione che comporti minori costi ambientali per la Cina, spronando anche altre nazioni ad intraprendere lo sfruttamento delle loro risorse".
di Antonio Talia
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