MINISTERO COMMERCIO: IDE SU, EXPORT IN FLESSIONE

Pechino 16 nov.- Gli investimenti diretti esteri in Cina crescono robustamente nei primi dieci mesi del 2011, ma sul fronte delle esportazioni le prospettive si fanno sempre più cupe: lo rivelano i dati pubblicati dal ministero del Commercio di Pechino mercoledì.

 

Secondo il governo cinese, nel periodo gennaio-ottobre la Cina ha attirato IDE per un totale di 95 miliardi di dollari, un incremento del 15.9% rispetto allo stesso periodo del 2010. Tuttavia, a causa della crisi in Europa e negli Stati Uniti, la crescita si è lievemente arrestata rispetto al +17% riscontrato nei primi dieci mesi dell'anno.

 

Gli effetti della crisi del debito pubblico europeo e della fosca situazione economica americana si fanno sentire: le statistiche mostrano un notevole incrementi degli afflussi da dieci delle più importanti nazioni asiatiche, che sono aumentati del 20.7% anno su anno, e un boom dagli investimenti provenienti dal Giappone, che registrano addirittura un balzo del 65.5%.  Gli IDE dagli Stati Uniti, invece, calano del 18.1% e quelli dall'Unione europea segnano un magro + 1.1%.

 

In che settori dell'economia cinese si riversano gli investimenti diretti esteri? I servizi segnano un aumento del 20.7%, mentre il manifatturiero cresce a un ritmo più lento, con un +11.7%.

 

Ma all'aumento degli IDE non corrisponde una situazione altrettanto rosea sul fronte delle esportazioni: "Le prospettive dell'export cinese nell'immediato futuro non sono ottimistiche" ha detto il portavoce del ministero del Commercio Shen Danyang nel corso della conferenza stampa di presentazione dei dati, citando come causa principale la crisi che sta attanagliando le economie mature. Le previsioni del ministero mostrano che alla fine del 2011 il surplus commerciale cinese dovrebbe declinare fino a quota 150 miliardi di dollari. "Nel corso dell'anno abbiamo assistito a un continuo declino del surplus - ha detto ancora Shen - e se il trend discendente dovesse continuare, alla fine dell'anno registreremo una diminuzione pari a circa 30 miliardi di dollari". Il ministero del Commercio ha evidenziato questi ultimi dati come risposta alle critiche provenienti soprattutto da Washington, che accusa sistematicamente Pechino di alimentare gli squilibri della situazione commerciale internazionale con le sue scarse importazioni.

 

"La riduzione del surplus commerciale va collegata agli sforzi del governo per sanare questi squilibri e aumentare le importazioni - ha detto ancora il portavoce - e la Cina continuerà ad aumentare l'import".

 

"Le critiche sul tasso di cambio dello yuan sono prive di fondamento - ha aggiunto Shen -, al momento lo yuan viene mantenuto a un livello ragionevole".

 

Quest'ultima stoccata suona come una risposta a distanza a Barack Obama: domenica scorsa, nel corso del meeting Apec a Honolulu (questo articolo), il presidente degli Stati Uniti aveva attaccato ancora una volta la moneta cinese, sostenendo che uno yuan svalutato "concede ai prezzi dei prodotti cinesi un vantaggio del 20%-25%  sui mercati globali".

 

di Antonio Talia

 

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