di Eugenio Buzzetti
Twitter@Eastofnowest
Pechino, 1 lug. - L'esercito cinese serra i ranghi attorno a Xi Jinping, all'indomani dell'espulsione dal Partito Comunista Cinese di Xu Caihou. I vertici militari della Cina sostengono la decisione di espellere dalle fila del Partito Comunista Cinese l'ex numero due della Commissione Militare Centrale, il massimo organo decisionale dell'esercito cinese al cui vertice siede il presidente cinese, e chiedono unità attorno all'esercito e al partito. Lo afferma il People's Liberation Army Daily, il quotidiano dell'Esercito Popolare di Liberazione, l'esercito cinese, in un articolo comparso oggi. "Tutti i funzionari dell'Esercito Popolare di Liberazione - scrive il quotidiano - dovrebbero sostenere la corretta decisione del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese e assicurarsi che le loro azioni siano in linea con il Comitato Cnetrale del PCC, la Commissione Militare Centrale e il suo presidnete, Xi Jinping". A capo dell'organo decisionale dell'esercito siede tradizionalmente il presidente cinese, che ricopre anche la carica di segretario generale del partito.
In base a quanto scrive oggi l'agenzia, Xinhua, Xu avrebbe approfittato della propria posizione di numero due delle Forze Armate cinesi per "favorire la promozione di altre persone e avrebbe accettato tangenti sia personalmente che tramite membri della sua famiglia". Secondo voci informate dei fatti, Xu potrebbe rispondere dei suoi legami con l'ex segretario del partito di Chongqing, Bo Xilai, condannato lo scorso anno all'ergastolo con le accuse di abuso di potere, corruzione e appropriazione indebita, e con l'ex numero nove del partito, Zhou Yongkang, oggi agli arresti domiciliari. All'appello del quotidiano dell'esercito ha fatto seguito anche quello del Quotidiano del Popolo, il massimo giornale cinese, che ha ribadito uno dei mantra della campagna anti-corruzione iniziata lo scorso anno dal presidente cinese, ovvero che nessuno è al di sopra delle indagini della Commissione Disciplinare che ha in carico di formulare le accuse contro i sospettati di corruzione. "Non c'è pietà nella lotta alla corruzione" scrive oggi il Quotidiano del Popolo, che sottolinea l'importanza di "salvaguardare la purezza" del partito. "Il Partito Comunista Cinese - continua il più importante giornale della Cina - ha dimostrato con azioni concrete che la risolutezza nel combattere la corruzione non si fermerà agli slogan".
L'esercito cinese è stato tra i primi sorvegliati della lotta alla corruzione e agli sprechi voluta da Xi Jinping. Già lo scorso anno era stato vietato l'uso delle targhe militari, o paramilitari, sui veicoli di proprietà privata dei membri dell'esercito. A settembre scorso, era poi partita una campagna mirata a verificare eventuali casi di corruzione a carico dei funzionari che stanno per andare in pensione o in attesa di una promozione. Le indagini si sono concentrate soprattutto sulle proprietà immobiliari dei soldati, sul numero di automobili possedute e sul personale al diretto servizio dell'interessato. I risultati delle prime indagini, a novembre scorso avevano portato alla scoperta di oltre ottomila appartamenti e circa 25mila automobili posseduti in maniera illecita dai membri dell'esercito.
1 luglio 2014
ESPULSO DAL PCC EX NUMERO 2 DELL'ESERCITO
di Eugenio Buzzetti
Twitter@Eastofnowest
Pechino, 30 giu. - L'ex numero due della Commissione Militare Centrale, il generale Xu Caihou, è stato formalmente espulso dal Partito Comunista Cinese. Xu era andato in pensione lo scorso anno. Secondo quanto scrive l'agenzia Xinhua, al generale dell'esercito cinese è stata ritirata la tessera con l'accusa di "sospetti reati relativi all'avere preso tangenti". Xu era da tempo sotto inchiesta per corruzione, in un caso di altissimo profilo all'interno delle forze armate cinesi. Xu Caihou è il più militare in grado a essere stato espulso dal PCC con l'accusa di corruzione. Il posto più alto della Commissione Militare Centrale, il più importante organo di comando delle Forze Armate cinesi, spetta tradizionalmente al presidente e segretario generale del partito, in questo caso, Xi Jinping.
Xu, secondo alcune fonti informate dei fatti, sarebbe stato in contatto sia con l'ex numero nove del partito, Zhou Yongkang, oggi agli arresti domiciliari - anche se mai confermati ufficialmente - e con l'ex segretario provinciale del PCC di Chongqing, Bo Xilai, finito in disgrazia nel 2012 e condannato nel settembre dello scorso anno all'ergastolo per i reati di corruzione, appropriazione indebita e abuso di potere. Xu sarebbe stato in contatto anche con l'ex vice responsabile della logistica dell'Esercito Popolare di Liberazione, Gu Junshan, anch'egli accusato dalle autorità disciplinari del partito, il 31 marzo scorso, di corruzione, abuso di potere e uso improprio di fondi statali.
L'esercito cinese è stato oggetto di una forte campagna contro gli sprechi e la corruzione da quando Xi Jinping è diventato segretario generale del partito e capo della Commissione Militare Centrale, nel novembre 2012. L'espulsione di Xu arriva a poche ore da un'altra testa eccellente a cadere, quella del segretario del Partito Comunista di Canton, Wan Qingliang, che venerdì scorso era finito sotto inchiesta da parte della Commissione Disciplinare del PCC con l'accusa di "sospette violazioni disciplinari", formula dietro la quale si cela l'accusa di corruzione. Wan è stato esautorato oggi dalla carica di capo del partito, secondo quanto riferito dal Dipartimento Organizzativo del Comitato Centrale del PCC.
30 giugno 2014
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