Pechino, 21 mag.- Prima sono arrivati i 4mila miliardi di yuan delle misure contro la crisi, poi è stato il turno delle felicitazioni per gli ottimi risultati conseguiti dall'economia cinese nonostante i venti contrari che spiravano nel resto del mondo; adesso è la volta delle conseguenze indesiderate, che si stanno abbattendo sugli amministratori locali con l'intensità di una vera tempesta giudiziaria: il ministero per la Supervisione di Pechino ha annunciato ieri che solo negli ultimi sei mesi sono più di 3mila i funzionari del Partito Comunista Cinese condannati per casi di corruzione collegati al maxi-pacchetto di stimoli varati dal governo nel novembre 2008. Le pene comminate ai 3058 colpevoli arrivano fino all'ergastolo, a cui si aggiungono le sanzioni applicate dal Partito a ben 5241 iscritti, punizioni che sono teoricamente in grado di stroncare la carriera di un funzionario: "Stiamo colpendo la corruzione con il pugno di ferro,- ha dichiarato Fu Kui, a capo della sezione disciplinare del ministero- e se non adottiamo duri provvedimenti, diventerà sempre più difficile estirpare il problema". In dicembre il governo aveva annunciato l'arresto di 12 funzionari, ma i numeri rivelati ieri mostrano che il fenomeno, dopo l'enorme somma di denaro pubblico immessa nel sistema, è infinitamente più diffuso: nel corso di una serrata conferenza stampa il viceministro per la Supervisione Hao Mingjin ha esposto una ventina di casi particolarmente rappresentativi, sostenendo che la maggior parte degli episodi di corruzione si è verificata nel settore immobiliare. Si va dal funzionario di Chengdu Zhou Xuewen, che aveva ricevuto 22 milioni di yuan (circa 2milioni e 500mila euro) in cambio dell'assegnazione di alcuni terreni a un gruppo di investitori ed è stato condannato a morte con sospensione (pena che probabilmente si trasformerà nel carcere a vita), a diversi amministratori di Suzhou (ovest di Shanghai) e Chifeng (Mongolia interna), tutti condannati all'ergastolo per lo stesso reato, fino al vicesindaco di Zhengzhou Wang Qinghai, che aveva ricevuto mazzette per 19 milioni di yuan (2.2 milioni di euro). In Cina, com'è noto, la terra è di proprietà esclusiva dello Stato, e le decisioni sulle concessioni dei diritti di sfruttamento spettano ai funzionari. Secondo Hao Mingjin, la corruzione diffusa nel settore è tra le cause degli enormi aumenti dei prezzi delle case, che ad aprile hanno di nuovo abbattuto tutti i record precedenti registrando una crescita del 12.8% anno su anno. Un sondaggio online pubblicato nel marzo scorso dal sito www.people.com.cn, un portale controllato direttamente dal governo, mostrava che per il terzo anno consecutivo la lotta alla corruzione rappresenta la priorità per la maggior parte dei cinesi.
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