MICHAEL JORDAN E JEREMY LIN ALLA GUERRA DEL COPYRIGHT

MICHAEL JORDAN E JEREMY LIN ALLA GUERRA DEL COPYRIGHT

di Sonia Montrella

 

Pechino, 24 feb - Sfruttano il suo nome senza permesso e lui li cita in tribunale.Lui è Michael Jordan, ex-stella del basket americano, che ha denunciatoun'azienda del Fujian, la Qiaodan, per l'utilizzo del suo nome cinesesenza relativo permesso. Qiaodan è la trascrizione in cinese del nomeJordan. Nata nel 1984 come azienda a conduzione familiare – si diceproprio dopo avere visto in azione il fuoriclasse ai Giochi Olimpici diLos Angeles- la Qiaodan è cresciuta negli anni, fino a diventarepartner olimpico delle nazionali di Mongolia, Kazakistan eTurkmenistan. Lo scorso anno ha registrato vendite per 2,9 miliardi diyuan. "E' profondamente seccante -afferma Jordan in un comunicato-vedere una compagnia costruire un business sul mio nome cinese senza ilmio permesso, usare il numero 23 e persino sfruttare il nome dei mieifigli". Nel comunicato del suo ufficio legale, Jordan specifica poi chenon è per i soldi che ha deciso di intraprendere l'azione, e chequalora ottenesse un risarcimento userebbe il ricavato per "farecrescere il basket in Cina" . "E' una questione di principio perproteggere il mio nome" spiega l'ex stella dell'NBA. Su internet arrivala reazione della Qiaodan Sports, che dalla home page  del suo sitosostiene  di prestare "grande attenzione" alla vicenda legata a MichaelJordan. "Tuttavia - prosegue il comunicato - fino al 23 febbraio lanostra azienda non ha ricevuto una notifica ufficiale da parte deltribunale". Nel comunicato, la Qiaodan sottolinea poi, come il nomedell'azienda fosse stato "regolarmente registrato secondo le normevigenti e protetto dalla legge nazionale in materia".

 

La vicenda legata a Michael Jordan è però solo l'ultimo capitolo di una "guerra del copyright" tra Cina e Usa.L'ultima "vittima" in ordine di tempo è un altro campione del basketamericano, il ventitreenne Jeremy Lin, salito nelle ultime settimaneall'onore delle cronache per le prestazioni che hanno fatto vincere lasua squadra, i New York Knicks, contro alcuni importanti nomi dell'NBA,tra cui i Los Angeles Lakers. Partito come riserva di nomi più celebrie quotati, Lin ha mostrato una forma eccezionale e una voglia di andarea canestro che gli hanno fatto guadagnare un posto da titolare el'affetto dei tifosi. E in poche settimane è esplosa la passione per ilventitreenne originario di Taiwan, una febbre da cui è stato coniato iltermine "Linsanity" e che è già arrivata oltreoceano. Una donna dellaprovincia orientale cinese del Jiangsu nei giorni scorsi avevaregistrato il nome di Jeremy Lin in caratteri cinesi per assicurarsenel'eventuale sfruttamento a fini commerciali. Un cittadino californianodi origini taiwanesi come Lin ha poi registrato il 15 febbraio scorsopresso lo U.S. Patent and Trademark Office il termine "Linsanity".Yenchin Chang, questo il nome del possessore del termine, ha spiegatoin un'intervista all'agenzia di stampa Bloomberg di "volere prendereparte all'eccitamento collettivo" e di "essere fiero di Jeremy".

 

Il capitolo più scottante della "guerra del copyright"riguarda però Apple e lo sfruttamento del nome iPad da parte del gruppodi Cupertino. Dopo che nel dicembre scorso un tribunale cinese avevarespinto il ricorso dell'azienda di Steve Jobs, che accusava unasocietà di Shenzhen, la Proview Technology di violare il copyright delcelebre tablet, il mese scorso Proview ha presentato un esposto perviolazione del copyright ottenendo il sequestro e la rimozione dainegozi della tavoletta della Apple in quattro province cinesi e diversecittà. Giovedì, invece, la Corte di Giustizia di Shanghai ha respintol'accusa contro Apple mossa da Proview per violazione del copyright, stabilendo che il gruppo di Steve Jobs può continuare a vendere l'iPadnella metropoli cinese. La disputa tra le due aziende non è ancoraterminata: il 29 febbraio toccherà a un tribunale di Guangzhouesprimersi sulla vicenda. Ma, c'è da giurarci, neppure questo saràl'ultimo capitolo della "guerra del copyright".


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