Le voci ufficiose circolavano da settimane, ma adesso arriva la conferma: Stati Uniti e Unione Europea hanno sottoposto all'Organizzazione Mondiale per il Commercio una lamentela ufficiale nella quale si accusa la Cina dell'applicazione di pratiche commerciali sleali. Al centro del caso c'è l'imposizione di quote e tariffe sull'esportazione di materiali grezzi utilizzati per la produzione di acciaio, alluminio e prodotti chimici, che garantirebbero un vantaggio sleale alle industrie cinesi. Secondo il rappresentante per il commercio degli Stati Uniti, Ron Kirk, le restrizioni sull'export di materiali come bauxite, zinco e fosforo giallo imposte da Pechino contribuiscono all'aumento dei costi dei prodotti finiti, e vanno a svantaggio del manifatturiero made in USA. Dello stesso tenore le dichiarazioni del Commissario per il Commercio UE Catherine Ashton: "Le restrizioni cinesi sui materiali grezzi rappresentano una distorsione della concorrenza, aumentano i prezzi globali dei prodotti finiti e rendono la vita ancora più difficile alle nostre aziende, già colpite dalla crisi globale". Nelle lamentele ufficiali alla WTO i rappresentanti di Bruxelles e Washington invitano Pechino a un negoziato formale per risolvere la controversia prima di procedere all'attuazione della procedura prevista dai regolamenti dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio, un metodo di risoluzione che potrebbe richiedere anni. Da quando la Cina è entrata a far parte della WTO, nel 2001, ha presentato quattro esposti contro l'America ed è stata oggetto di sette lamentele ufficiali da parte degli Usa e di due da parte dell'Ue. Lunedì scorso Pechino aveva annunciato un taglio alle imposte sull'esportazione di alcuni beni, dal grano all'acido solforico, una mossa che molti osservatori avevano interpretato come un tentativo per fermare gli esposti di USA e UE.