MEDIA CINESI: CRISI RIFLETTE DEBOLEZZE SISTEMI OCCIDENTALI
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MEDIA CINESI: CRISI RIFLETTE DEBOLEZZE SISTEMI OCCIDENTALI

MEDIA CINESI: CRISI RIFLETTE DEBOLEZZE SISTEMI OCCIDENTALI

Economia
MEDIA CINESI: CRISI RIFLETTE DEBOLEZZE SISTEMI OCCIDENTALI
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Pechino,8 ago.- Il governo di Pechino non si è ancora espresso ufficialmente sul declassamento del debito pubblico americano ad opera dell'agenzia di rating Standard & Poor's, ma i media cinesi continuano a picchiare duro: in un editoriale pubblicato lunedì sul Quotidiano del Popolo, l'organo ufficiale del Partito Comunista Cinese sostiene che la crisi del debito sovrano che sta colpendo Stati Uniti e Unione europea è frutto di disfunzioni politiche interne al sistema delle democrazie occidentali.
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"La gente nutre dubbi crescenti sulle capacità di decisione delle nazioni occidentali- si legge nel commento- e ciò sta seriamente danneggiando la fiducia degli investitori nella ripresa globale e aumentando le turbolenze sui mercati".
Il commento è firmato "Zhong Sheng", "Voce della Cina", uno pseudonimo che viene impiegato per esporre la linea politica dei vertici. "Ciò che è stato spinto fino all'orlo del precipizio non è l'economia globale- prosegue l'editoriale- ma la politica di Washington. Solo se le nazioni occidentali la smetteranno di sottrarsi arbitrariamente alle loro responsabilità e accetteranno di impiegare la lama della determinazione e del coraggio per tagliare i legacci che le imprigionano, rafforzando la coordinazione politica con le nazioni emergenti, l'economia globale può sperare di intraprendere il cammino di una ripresa stabile".
Sabato scorso, subito dopo che Standard & Poor's aveva per la prima volta declassato il debito sovrano statunitense, portando il rating a livello "AA+" con outlook negativo, anche l'agenzia di Stato Xinhua aveva diffuso un comunicato  molto duro: "La Cina, il più grande creditore dell'unica superpotenza al mondo, adesso ha tutto il diritto di richiedere agli Stati Uniti di affrontare i problemi strutturali del debito e garantire la sicurezza degli asset in dollari detenuti dalla Cina- si leggeva nel commento- e, per curare la loro dipendenza dai debiti, gli Stati Uniti devono ristabilire quel principio di buon senso, secondo il quale non è possibile vivere al di sopra dei propri mezzi". Viste le previsioni negative, inoltre, la Xinhua aveva anche fornito consigli agli USA, invitandoli a tagliare "le gigantesche spese militari e i costi salati del welfare", per evitare "tagli nel giudizio di affidabilità ancora più devastanti".
In un altro commento diffuso oggi, Xinhua collega direttamente il declassamento a un'altra delle voci del bilancio americano che Pechino rimprovera maggiormente a Washington: la spesa militare. "Fin dal collasso dell'Unione Sovietica gli Stati Uniti, in quanto unica superpotenza rimasta sul pianeta, hanno fatto affidamento sul loro potente apparato militare per interferire ovunque nelle questioni internazionali e ribadire la loro egemonia, senza curarsi se l'economia potesse effettivamente sostenere decisioni politiche del genere" scrive l'agenzia di Stato.
"Adesso, in un periodo di difficoltà economiche, è tempo per gli Stati Uniti di riflettere sui loro desideri di dominazione" scrive ancora la Xinhua, che invita Washington a "mutare le sue politiche di interferenza sul resto del mondo".
Si calcola che circa i due terzi delle immense riserve in valuta estera accumulate dalla Cina – complessivamente pari a circa 3200 miliardi di dollari - siano stati impiegati in investimenti denominati in valuta americana, rendendo così Pechino il principale creditore di Washington e, nello stesso tempo, una delle nazioni maggiormente vulnerabili alle temperie che scuotono il debito pubblico Made in USA.
Ma per una Cina che investe anche in Europa i timori non arrivano solo dall'altra sponda del Pacifico: nella giornata di lunedì la borsa di Shanghai ha chiuso con -3.7% e quella di Hong Kong ha concluso la giornata con un tonfo del 4%. Sempre a Hong Kong l'oro ha sfondato la quota di 1700 dollari all'oncia e l'argento si è attestato oltre i 40 dollari.
di Antonio Talia
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