Marmo e hi-tech insieme
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Marmo e hi-tech insieme

Marmo e hi-tech insieme

La sfida
di lettura
L'evoluzione del distretto italiano del marmo sarà all'insegna del connubio tra lavorazioni tradizionali e nuove tecnologie: dall'impiego del materiale nelle case intelligenti alle applicazioni eco-sostenibili, il futuro è già a portata di mano. E sarà la chiave di volta per preservare la leadership italiana a livello internazionale. Ne è convinto Nicola Lattanzi, presidente di Confindustria Marmo, che descrive così le prospettive future per il marmo made in Italy: «Se i nostri prodotti sono i più utilizzati nei grandi progetti architettonici ed edili di tutto il mondo, è in virtù della loro elevata qualità. Di fronte alla competizione delle aziende estere, dobbiamo dimostrare di essere capaci di innovare. Il marmo può essere unito alle nuove tecnologie per leggere la temperatura, generare riflessi di luce particolari, isolare termicamente gli edifici grazie alla sua capacità di assorbire e trasmettere il calore». La rivoluzione tecnologica avrà tempi brevi: di qui a 5 anni, commenta il presidente, potremmo già vedere le prime innovazioni: «Le nostre aziende partecipano senza esclusione a tutti i grandi progetti internazionali».
Anche questo, però, potrebbe non essere sufficiente, a fronte della sempre più agguerrita concorrenza. «La fiera del marmo di Xiamen – spiega Lattanzi – rappresenta un distretto industriale con 3-4mila aziende e oltre 800mila addetti. È una realtà che ho visitato in più occasioni e mi ha stupito: le imprese sembrano uscire dal dopoguerra europeo della Seconda guerra mondiale, ma le macchine sono le stesse che impieghiamo in Italia e il costo del lavoro è inferiore. Quella di Xiamen, prima, era una fiera che puntava sulla quantità, sulla massa di marmo prodotto, non sulla sua lavorazione. Quest'anno, però, c'è stato un cambio di tendenza significativo e gli operatori presenti hanno dimostrato di aver intrapreso la strada della qualità».
L'elemento di distinzione dell'Italia, allora, non deve essere la quantità di materiale prodotto, né il marmo in sé. Come ricorda il presidente, ci sono molti altri paesi che stanno offrendo sul mercato materie prime di ottima qualità. E sul fronte del prezzo, per i prodotti più semplici, non possono che batterci per via della manodopera a buon mercato. «Le nostre aziende devono valorizzare i loro prodotti puntando anche sul valore culturale, oltre che estetico, del marmo. Tale valore è indissolubilmente legato alla tradizione e alla storia italiana. L'attenzione alla tradizione deve però essere unita alla capacità di lucidare, levigare e lavorare la superficie del marmo sino a renderlo unico».
Il semplice stand che esponga pietre e marmi, quindi, non basta più. «Mi aspetto che in futuro le materie prime siano presenti alla fiera Marmomacc in misura puramente rappresentativa dell'offerta italiana. La gran parte delle società presenti dovrebbe concentrarsi esclusivamente su prodotti lavorati e innovativi»An. Cu.
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26/09/2010
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