Marines nelle basi in Australia
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Marines nelle basi in Australia

Marines nelle basi in Australia

Il viaggio di Obama. Entro il 2017 si arriverà a 2.500 uomini con navi e aerei presenti sei mesi all'anno
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CANBERRA
Lo scontro tra Stati Uniti e Cina si allarga dalla sfera monetaria a quella strategica e politica. Con una mossa definita dalle autorità cinesi «inopportuna», il presidente americano Barack Obama, in visita in Australia, ha annunciato che 2.500 marines, al seguito di navi militari e caccia bombardieri B52, stazioneranno per sei mesi all'anno nelle basi australiane dei Territori del Nord. A un primo gruppo di 250 soldati, che si addestrerà per la prima volta indipendentemente dai colleghi australiani sul suolo del Paese-continente, seguirà altro personale militare fino a raggiungere il numero di 2.500 entro il 2017. Nell'anno che segna il 60esimo anniversario dell'Anzus, l'alleanza strategica tra Canberra e Washington, i due Paesi sanciscono così un significativo rafforzamento della cooperazione militare.
«Questa iniziativa - ha commentato Obama - è il risultato di una stretta collaborazione tra i nostri Paesi, e garantirà una maggiore sicurezza a Stati Uniti, Australia e all'intera regione asiatica». Questa mossa è stata chiaramente pensata in chiave anti-cinese, come si può facilmente comprendere dalle dichiarazioni di Obama, che ha continuato: «Il rafforzamento dell'alleanza tra Stati Uniti e Australia lancia un chiaro messaggio riguardo il nostro impegno nei confronti di questa regione, che è continuo e imperituro».
Grande è infatti la preoccupazione suscitata dal costante incremento cinese sul fronte delle spese per gli armamenti, e, in particolare, della potenza navale. Dal canto suo l'Australia ha un rapporto ambivalente con l'ingombrante Repubblica popolare. Pechino è il maggior partner commerciale di Canberra, da cui acquista ingenti quantità di materie prime necessarie ad alimentare la sua crescita, ma tra gli australiani aumenta la cautela nei confronti di una superpotenza che sta crescendo non solo economicamente, e che sta forgiando rapporti economici e diplomatici sempre più stretti con numerose isole del Pacifico, a colpi di prestiti a fondo perduto, spodestando un ruolo tradizionalmente australiano.
Lo storico accordo tra Usa e Australia, dicono gli esperti, segnerà una rifocalizzazione verso l'Asia-Pacifico, dove nei prossimi decenni «si concentrerà l'azione» non solo economica, ma anche politica e strategica, secondo le parole del Segretario di Stato Hillary Clinton. E non è un caso che proprio la Clinton abbia scelto l'Asia come destinazione della sua prima visita di Stato all'estero, nel febbraio del 2009.
Accusato inizialmente di essere stato troppo conciliante con la Cina, che starebbe diventando sempre più aggressiva a livello internazionale, Obama starebbe ora stringendo un cerchio attorno a Pechino, lavorando per ottenere rapporti sempre più stretti prima con il Giappone e la Corea del Sud e ora con l'Australia. Grande attesa c'è per il discorso di Obama al Parlamento di Canberra, oggi, in cui renderà nota la sua visione di un XXI secolo all'insegna dell'Asia. Dall'alto valore simbolico sarà poi la visita a Darwin: è la prima volta che un leader americano metterà piede nella capitale dei Territori del Nord, ultimo baluardo australiano che guarda direttamente sul continente asiatico. E quindi anche sulla Cina.
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17/11/2011
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