Marcegaglia rilancia a Est
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Marcegaglia rilancia a Est

Marcegaglia rilancia a Est

Siderurgia. Domani via al nuovo sito in Polonia - L'ad Antonio: «Investimenti necessari per competere»
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BUTTRIO (UDINE). Dal nostro inviato
Un miliardo d'investimento entro il 2014, di cui 550 milioni in Italia. Il gruppo Marcegaglia avvia la produzione in tre dei nuovi stabilimenti esteri, Polonia, Russia e Cina, proprio nel momento in cui la ripresa del mercato europeo inizia a diventa più solida. La produzione andrà a regime entro primavera, ma giovedi 14 ottobre verrà inaugurato lo stabilimento polacco di Kluczborg (che si aggiunge a Praszka) dal quale usciranno tubi saldati, nastri e lamiere per 300mila tonnellate e un investimento di 100 milioni. Quello russo di Vladimir produce tubi inox e prodotti piani per l'automotive e il sito cinese di Guangling, avviato in settembre, tubi inox e componenti per applicazioni varie. «La nostra capacità passerà – osserva Antonio Marcegaglia, a.d. insieme alla sorella Emma del gruppo fondato e presieduto dal padre Steno – da 5 a 7,5 milioni di tonnellate nel 2012 e i ricavi da 2,52 a 5,5 miliardi». Gli altri interventi di potenziamento produttivi sono stati effettuati nei siti mantovano, cremonese e ravennate. Gli investimenti fissi verranno finanziati dal cash flow (abbondante negli anni pre-crisi) mentre il capitale di funzionamento arriverà dal sistema bancario. Gli investimenti sono stati decisi prima che arrivasse la recessione: oggi potranno manifestarsi problemi di sovraccapacità? «Credo di no – risponde Marcegaglia, a margine del Danieli Innovaction meeting di Udine – Potevamo congelarli o cancellarli ma abbiamo deciso di andare avanti sia perchè una parte degli investimenti sono stati effettuati in mercati in piena espansione, sia perché in Europa si sono creati nuovi spazi per prodotti a maggiore valore aggiunto. Anche perché una fetta della produzione europea prende la via dell'Asia».
Ma quali sono oggi le prospettive della domanda di acciaio e dei suoi prodotti? Cina, Medio oriente e Sud america rimangono le locomotive del mondo: la domanda cinese di acciaio non concede pause, quella europea e americana rimane in moderata progressione ma è una ripresa fragile. Secondo il Metal bulletin research, nel 2011 la produzione mondiale di acciaio crescerà dell'8%, soprattutto grazie alla Cina e alla nuova capacità in Turchia, Iran, Arabia saudita e Marocco. La produzione italiana è ancora convalescente dopo lo scivolone del 2009 e oggi sembra colpita dalla sindrome della doppia velocità: «È in ripresa – interviene Giuseppe Pasini, presidente di Federacciai – sui prodotti piani ma continua a patire la debolezza dei prodotti lunghi, più collegati alla stasi dell'immobiliare e delle infrastrutture. Ma non è una questione di risorse, bensì di ostacoli burocratici che frenano l'avvio dei cantieri».
Tuttavia qualche segnale confortante per i prodotti lunghi inossidabili si manifesta. «Settembre è stato molto dinamico – sostiene Ernesto Amenduni Gresel, managing director delle Acciaierie Valbruna – e anche ottobre sta andando bene. Ci disturba molto la concorrenza sleale dell'India che sovvenziona l'export e alla quale la Ue non è capace di porre un argine. Noi possiamo rimanere competitivi investendo in tecnologie: dobbiamo ritornare ai 25 milioni della fase precedente la crisi». Ora Valbruna punta a investire nella laminazione a caldo. Sul fronte internazionale «corre l'Asia e il middle east – osserva Gianpiero Benedetti, presidente di Danieli, specializzata in particolare nella fornitura di acciaierie – e noi abbiamo il dovere di seguire i nostri vecchi clienti ovunque nel mondo. E di conquistarne di nuovi nei paesi emergenti». La rincorsa di Danieli punta sull'offerta di mini acciaierie, secondo l'adagio "piccolo è bello". Big o small? «In una fase di difficile assorbimento dell'offerta è meglio small – risponde Franco Alzetta, ad di Danieli – La variabile costi di trasporto, che incide dal 5 al 10%, diventa strategica. E Danieli offre mini-mill da 300mila tonnellate di capacità, quelle che permettono di servire il mercato in un raggio di 400/450 chilometri. E che possono dimezzare i costi di trasporto». Danieli sta intensificando la penetrazione nei mercati del Medio oriente, che si avviano a diventare grandi produttori di acciaio, sia per la costruzione delle infrastrutture locali sia per supportare progetti industriali.
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13/10/2010
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