MAO MORIVA 40 ANNI FA, MITO RESISTE MA RICORDATO IN SORDINA

Di Eugenio Buzzetti

 

Pechino, 8 set. - La Cina si prepara a ricordare in sordina in queste ore Mao Zedong, scomparso quaranta anni fa poco dopo la mezzanotte tra il 9 e il 10 settembre 1976. Per le prossime ore non sono previste celebrazioni pubbliche, anche se la figura del Grande Timoniere riconosciuto ufficialmente come il fondatore della Cina moderna, è ancora popolare tra la gente. Negli ultimi giorni, scrive il quotidiano Global Times, noto per i toni nazionalistici dei suoi editoriali, è aumentato il numero di visitatori che hanno reso omaggio alla salma dei Mao nel mausoleo al centro di piazza Tian'anmen, a Pechino: molti di loro avevano tra i trenta e i cinquanta anni, un segnale che il mito di Mao esiste anche tra le nuove generazioni, che non hanno vissuto gli eccidi della Rivoluzione Culturale.

La controversa eredità politica di Mao Zedong rimane uno dei temi politici più spinosi con cui la politica di oggi deve fare i conti. Il giudizio ufficiale rimane quello espresso dal successore, Deng Xiaoping, il padre delle riforme economiche, che ha definito in "70% giusto e 30% sbagliato", il bilancio politico della carriera di Mao, macchiata dalle carestie provocate dal Grande Balzo in Avanti di fine Cinquanta, e dalle violenze della Rivoluzione Culturale. A maggio scorso, cinquanta anni dopo l'inizio della Rivoluzione Culturale, il Quotidiano del Popolo, voce ufficiale del Partito Comunista Cinese, ha però sorpreso molti con un editoriale di dura condanna del decennio di radicalismo maoista. La Rivoluzione Culturale è stata "un enorme disastro" e "non è possibile" il ritorno di quel periodo nella Cina attuale.

Se lo storico organo di stampa ufficiale del Pcc manda in soffitta per sempre uno dei decenni più cruenti della storia contemporanea cinese legato a doppio filo con la figura di Mao, l'eredità del leader cinese scomparso quaranta anni fa è ancora molto sentita in Cina. In molti non hanno gradito, a gennaio scorso, la distruzione di un'enorme statua in colore oro, alta 36 metri, del fondatore della Repubblica Popolare. A Shaoshan, la città natale di Mao, quaranta anni dopo la sua morte, rimane viva l'industria di statue del Grande Timoniere: il mito di Mao si è caricato di superstizione nel corso degli anni e i "pellegrini" rossi che visitano la città dove è nato Mao Zedong sono convinti che comprare lì le statue del Timoniere porti più fortuna che altrove. Il mito sopravvive anche su internet. Sono almeno 2,5 milioni gli utenti di WeChat, la piattaforma di messaggistica istantanea più popolare in Cina, che in questi giorni hanno deciso di partecipare a una campagna di commemorazione del fondatore della Repubblica Popolare Cinese.

Le celebrazioni per l'anniversario della morte di Mao non hanno invece trovato fortuna all'estero. Nei giorni scorsi, sia Sydney che Melbourne hanno cancellato i concerti per celebrare la ricorrenza adducendo come motivazione misure di sicurezza. In Australia vive una corposa comunità cinese, ma l'idea di celebrare il quarantesimo dalla scomparsa di Mao ha suscitato le perplessità di un'organizzazione, la Embrace Australian Values Alliance, che con una petizione on line ha chiesto ai sindaci di entrambe le città di cancellare gli eventi, previsti inizialmente per il 6 settembre scorso. I toni dei sostenitori del no al concerto sono stati durissimi: "la resistenza contro l'invasione del maoismo in Australia e i suoi danni contro il libero e democratico modo di vivere dell'Australia è solo cominciato". La decisione di annullare i concerti rivela, in realtà, un rapporto molto più complesso, oggi tra Cina e Australia. Pechino è oggi il più grande partner commerciale di Canberra e uno dei maggiori investitori nel Paese, con forti interessi nel settore agroalimentare, e c'è già chi lamenta un'eccessiva presenza cinese nel mondo degli affari, e non solo. Il mese scorso, i rapporti tra Cina e Australia si sono incrinati quando il governo australiano ha bloccato l'offerta cinese per l'acquisto del maggiore gruppo di energia elettrica, la Ausgrid, scatenando le ire cinesi. In molti temono un'influenza eccessiva di Pechino nel Paese: a destare forti perplessità è stato l'endorsement di un parlamentare australiano alle rivendicazioni cinesi nel Mare Cinese Meridionale, dietro finanziamenti ricevuti da un sostenitore cinese.

08 SETTEMBRE 2016

 

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