MANIFATTURIERO: PMI+ 0,3 PUNTI A SETTEMBRE

Pechino, 3 ott.- In salita di 0,3 punti rispetto al mese precedente il manifatturiero cinese che si attesta a settembre a 51,2. Lo rende noto la China Federation of Logistics and Purchasing secondo un'indagine condotta un campione di più di 20 imprese. A trainare il rialzo, fanno sapere gli analisti, sono state soprattutto le esportazioni che dal minimo storico di 48,3 segnato ad agosto (il dato più basso degli ultimi 28 mesi) sono salite a 50,9. In crescita, riferisce ancora l'ente ufficiale, anche il terziario che a settembre è passato da 57,6 a 59,3.

 

Il PMI è uno degli indicatori più precisi dello stato di salute dell'industria: si tratta di un indice basato su diversi fattori (tra cui nuovi ordini, produzione, consegne, ecc.) che denota una crescita del manifatturiero quando si attesta oltre i 50 punti e al di sotto di tale soglia segnala invece un mercato in contrazione. In Cina, la statistica ufficiale viene elaborata dalla China Federation of Logistics su un campione di 820 società appartenenti a 28 settori indifferenti, ma esiste anche un'indagine indipendente elaborata ogni mese da HSBC su un campione di 430 società.

 

E se l'indice ufficiale pubblicato sabato indica un'espansione, le previsioni di HSBC di venerdì scorso avevano assegnato all'indicatore un valore di 49.9, identico al risultato di agosto e solo di poco superiore ai 49.3 punti di luglio.

 

Nonostante la lettura di settembre sembra suggerire che la seconda economia al mondo stia assorbendo meglio del previsto le politiche adottate da Pechino per fronteggiare l'inflazione, un'inversione del trend è ancora dietro l'angolo . "Il leggero rialzo del PMI manifatturiero di settembre indica che la spirale discendente dell'economia cinese si sta stabilizzando" dichiara Zhang Liqun, ricercatore presso il Centro di Ricerca e Sviluppo, think-tank del Consiglio di Stato. "Tuttavia, considerando tutti i fattori, la probabilità che l'economia rallenti ancora è molto alta in quanto le piccole imprese si ritrovano a dover fronteggiare molte difficoltà". E' necessario, ha aggiunto, che la Cina incrementi quanto prima le politiche di supporto alle piccole e medie imprese.

 

E per Pechino il dilemma non cambia: se da un lato deve sostenere la crescita, soprattutto alla luce della scarsa crescita americana e della crisi del debito sovrano che attanaglia l'Unione europea, dall'altro è costretta a tenere sotto controllo il costo della vita, perché rialzi eccessivi potrebbero creare allarme sociale e malcontento.  Ad agosto il tasso di inflazione si è attestato al 6,2%, in lieve calo rispetto al mese precedente, tuttavia, secondo gli esperti, il rallentamento non poggia su basi solide.  E proprio la Banca Centrale, di recente, ha fatto sapere che la lotta alla spirale inflattiva rimane il principale obiettivo di Pechino. Dall'inizio del 2011 la Banca centrale cinese ha innalzato tre volte i tassi d'interesse e ha aumentato ben sei volte i requisiti di riserva obbligatoria delle banche nel tentativo di raffreddare un'economia che si teme in fase di surriscaldamento.

 

 

 

 

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