Pechino, 1 set.- Il manifatturiero cinese nel mese di agosto cresce ad un ritmo più veloce rispetto a quello degli ultimi mesi: i dati ufficiali sul Purchasing Manager's Index- il principale indicatore del settore - si attestano a 51.7 punti contro i 51.2 di luglio. Il PMI è un indice basato su diversi indicatori - tra cui nuovi ordini, produzione e consegne - che mostra un mercato in espansione quando si attesta sopra quota 50 e denota invece una contrazione del settore al di sotto di questa cifra; in Cina viene elaborato dalla China Federation of Logistics and Purchasing, organismo sostenuto dal governo, ma esistono anche delle elaborazioni alternative, come quella di HSBC, che spesso mostrano dei dati in controtendenza rispetto alla linea ufficiale. Le statistiche CFLP mostrano un PMI oltre i 50 punti da ben 18 mesi, con la crescita di agosto che segna un miglioramento rispetto ai livelli di luglio, i più bassi dal febbraio 2009; HSBC, dal canto suo, dopo un luglio al di sotto della soglia di espansione (49.4), sostiene che ad agosto Pechino sia riuscita a fare ancora meglio, arrivando a quota 51.9 punti. "I dati dimostrano che le preoccupazioni dei mercati su un improvviso rallentamento erano infondate - ha dichiarato il ricercatore del governo Zhang Liqun - e che non stiamo assistendo a grandi cambiamenti nell'andamento dell'economia cinese".
L'indagine ufficiale indica un calo dei beni in inventario, ma un aumento dei nuovi ordini tanto dalla Cina che dall'estero: "Finora l'economia cinese ha dato segni di rallentamento a causa delle misure restrittive imposte al settore immobiliare - si legge in una nota di commento diffusa da Bank of America Merrill Lynch - ma il trend di decelerazione degli ordini interni potrebbe essere interrotto dagli ampi provvedimenti che il governo sta applicando all'edilizia popolare, che alla fine dell'anno potrebbe far guadagnare alla Cina 1.5 punti percentuali di Pil". Nel secondo trimestre dell'anno il Prodotto Interno Lordo del Dragone è cresciuto del 10.3%, una crescita più lenta rispetto al +11.9% del periodo gennaio-marzo: a causare la frenata sono state soprattutto le preoccupazioni in merito all'immenso boom del credito registrato l'anno scorso (9590 miliardi di yuan concessi in nuovi prestiti; più di 960 miliardi di euro), che hanno spinto il governo a varare regole decise per contrastare le speculazioni nel settore immobiliare e per chiudere definitivamente gli impianti più datati e ad alto consumo di energia; le stesse misure avevano anche causato un calo dell'indice manifatturiero dopo il picco dei 55.7 punti registrati ad aprile. "I segni di stabilizzazione del manifatturiero in Cina sono incoraggianti - ha commentato l'economista di Royal Bank of Canada ad Hong Kong Brian Jackson - ma non è ancora tempo di stappare le bottiglie di champagne: ci aspettiamo un relativo rallentamento dell'economia cinese, e i cali di ordini da Stati Uniti e Unione europea costituiscono ancora un rischio significativo per i prossimi mesi".
© Riproduzione riservata