Pechino, 18 feb.- Torna alla ribalta la vicenda di Li Wei, la "Madame Butterfly dello Yunnan" che partendo dal nulla diventò miliardaria seminando dietro di sé una scia di ex amanti dell'elite dell'amministrazione cinese, tutti condannati a pene severissime per corruzione. Il bisettimanale Caijing dedica a Li Wei la storia di copertina e un articolo di 14 pagine con nuove rivelazioni sul caso di sesso e tangenti esploso nel 2006, e subito in diverse città cinesi si scatena la caccia alle copie della rivista, mentre i vari dipartimenti della censura tentano di bloccarne la diffusione su internet e nelle edicole. "Di solito è molto difficile che vengano pubblicati articoli che criticano alti funzionari o raccontano le loro vite private – ha dichiarato al quotidiano South China Morning Post un autorevole analista dei media cinesi come Ye Du – e quando si trova la strada della pubblicazione, di solito i giornali vanno incontro a pene molto severe".
In effetti, diverse fonti confermano che nella provincia dello Hubei il dipartimento della propaganda ha diffidato diversi quotidiani dal riprendere la storia, alcuni edicolanti vendono il nuovo numero di Caijing sottobanco e ad altri è stato consigliato di nasconderlo, mentre la versione online della storia di Li Wei è scomparsa dal web martedì scorso. Ma a Pechino i gestori di diverse edicole raccontano che la rivista va a ruba, mentre in altre è ormai introvabile. Che cosa aggiunge di nuovo l'articolo ad una storia della quale in Cina, a suo tempo, si è parlato per mesi? Tra la lunga lista degli ex amanti che Li Wei ha utilizzato per fare carriera compaiono dei nomi nuovi, che finora non erano stati collegati alla Madame Butterfly pur essendo stati successivamente coinvolti in altri casi di corruzione.
È il caso di Li Jiating, ex governatore della provincia dello Yunnan, e di Zheng Shaodong, ex assistente del ministro della pubblica sicurezza, che le procurò i documenti necessari ad ottenere la residenza in Cina. Già, perché se la scalata al potere di Li Wei inizia nello Yunnan, la sua storia comincia ancora più lontano: nel 1970 Li era una rifugiata di sette anni in fuga dal Vietnam in fiamme insieme ai genitori. Ancora giovanissima, "la sposa vietnamita che ha rapito gli alti ufficiali" – come la definisce il famoso blogger Song Shinan – inizia a contrabbandare sigarette, e successivamente si unisce in matrimonio a un alto funzionario dell'amministrazione statale cinese del tabacco. Fu proprio il marito a presentarla al governatore, del quale divenne amante e socia: sviluppando una rete di conoscenze con numerosi uomini d'affari di Hong Kong, Li divenne l'intermediaria per un giro di mazzette tra l'ex colonia inglese e lo Yunnan, che diversi anni più tardi costerà al governatore una condanna a morte, poi sospesa e tramutata nel carcere a vita.
Mentre arrivavano i primi soldi facili, Li Wei cementava altre amicizie importanti tra Hong Kong, Macao e la provincia dello Shandong. Il successivo protettore-amante per estendere il suo giro d'affari divenne l'ex presidente del colosso petrolchimico Sinopec, Chen Tonghai: grazie a Chen, la femme fatale venuta dal Vietnam riesce a creare numerose società fantasma all'estero e guadagnare il controllo di quasi 200 stazioni di benzina a Pechino. Altra città, altri affari, altro amante: a Qingdao, Li esordisce nel settore immobiliare grazie al sostegno di Du Shichen, segretario del Partito cittadino che le consente di mettere le mani su un gruppo di ville dal valore storico e, soprattutto, sui progetti del Qingdao Olympic Sailing Center. E dopo l'industria del tabacco e il mattone, ecco la finanza: grazie ad una relazione con il vice presidente della Consob cinese, Li mette a segno una serie di fortunatissime operazioni in borsa. Secondo le indagini delle autorità cinesi, Li Wei è riuscita ad accumulare un patrimonio personale di 10 miliardi di yuan –più di un miliardo di euro – prima di venire arrestata nel 2006.
Oggi, la Madame Butterfly è una bella donna di 48 anni uscita da poco di prigione, mentre tutti i suoi potenti amanti stanno ancora scontando le loro condanne in carcere; le circostanze del suo processo e del suo rilascio sono oscure, visto che ai media venne imposto il più completo silenzio sul caso, e in molti sospettano che Li custodisca ancora molti segreti. "Non è stato solo il fascino di Li a far cadere ai suoi piedi tutti questi funzionari di prim'ordine – scrive Song sul suo blog – ma anche l'alone di mistero e curiosità che è riuscita a creare intorno a sé. I suoi festini si svolgevano in ville dall'enorme valore artistico e culturale, dove era ammessa solo l'elite. La sua storia è la summa di trent'anni di storia cinese. Rubare la ricchezza è più facile che crearla, e spesso il potere sceglie di rubare invece che di costruire".
Adesso, l'articolo di Caijing miracolosamente scampato alla censura, sta suscitando nuovo sdegno tra i cittadini cinesi: "Per la prima volta capisco come fanno i capitalisti a creare la loro rete di relazioni" scrive un giovane netizen in uno dei commenti non ancora cancellati. Ma perché tirare fuori di nuovo una storia che sembrava sepolta e in molti volevano dimenticare? E come mai il dipartimento di propaganda non è intervenuto prima della pubblicazione? Forse la lunga lista degli amanti di Li Wei è ancora incompleta, e non tutti sono caduti in rovina.
di Antonio Talia
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