Pechino, 8 apr.- Continua a mietere vittime il latte cinese: tre bambini sono morti e 35 si sono ammalati dopo aver ingerito latte contenente nitrato. E' accaduto negli ultimi giorni nella provincia nordoccidentale del Gansu. Il governo locale ha fatto sapere che i ricoverati, tutti di età inferiore ai 14 anni, avrebbero bevuto latte prodotto da due aziende locali i cui dirigenti sono stati posti sotto indagine.
Un nuovo capitolo si è aggiunto, dunque, alla saga del latte avariato che da oltre tre anni continua a seminare vittime e allarme in Cina. Era il 2008 quando il Paese balzò agli onori della cronaca per lo scandalo del latte in polvere alla melamina che, tra la primavera e l'estate, intossicò oltre 300mila bambini e uccise sei neonati. Una tragedia che scosse sia l'opinione pubblica sia il governo centrale che ordinò l'immediata distruzione delle partite avariate, il controllo delle aziende produttrici di latte e delle centrali. Nel giro di vite imposto da Pechino finirono per primi i principali responsabili dello scandalo Zhang Yujun - un commerciante agricolo che si riforniva di latte da piccoli produttori locali - e Geng Jinping - direttore di uno stabilimento caseario che acquistava il latte dalla società di Zhang e poi lo rivendeva addizionato di melamina al colosso cinese Sanlu - che furono giustiziati con l'accusa di aver messo a rischio la salute e la sicurezza pubblica.
Tuttavia le misure punitive non sembrano aver scoraggiato del tutto gli imprenditori caseari e ricorrono in Cina i casi di latte adulterato. Ed è a questo proposito che qualche giorno fa l'Amministrazione Generale per il Controllo Qualità – l'authority alimentare – ha dato il via a una serie di controlli che hanno causato la chiusura del 50% dei caseifici cinesi. In particolare, su 1.176 aziende prese in esame, 426 non hanno ottenuto il rinnovo della licenza mentre 107 caseifici potranno riprendere la attività se e quando miglioreranno gli standard di produzione e la qualità dei prodotti (questo articolo).
Ma nella lotta al latte avvelenato il governo non accetta alleati, specie se attivisti: è questo il caso di Zhao Lianhai, padre di uno dei 300mila bambini intossicati dalla melamina e fondatore di un sito web per i genitori delle vittime. L'uomo era stato arrestato nel novembre del 2009 con l'accusa di aver "causato gravi disturbi" all'ordine pubblico e rilasciato a dicembre su libertà condizionata, ma ora rischia di finire di nuovo dietro le sbarre. Lo ha riferito lo stesso Zhao che ha detto di essere stato interrogato per ore dalla polizia mercoledì scorso. Nel corso dell'interrogatorio Zhao avrebbe chiesto il rilascio dell'artista Ai Weiwei, una mossa che gli ha procurato l'avvertimento della polizia: se l'attivista non si asterrà dal rilasciare commenti sugli arresti dei dissidenti, finirà di nuovo in carcere. Un rischio che potrebbe farsi sempre più reale se Zhao non terrà la bocca chiusa sulle tre nuove vittime del latte.
di Sonia Montrella
ARTICOLI CORRELATI
Sicurezza alimentare: ferma produzione 50% caseifici
Maiali avvelenati, nuovo scandalo alimentare
© Riproduzione riservata