LAND GRAB GUANGDONGGOVERNO "PIU' CONTROLLI"
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LAND GRAB GUANGDONGGOVERNO "PIU' CONTROLLI"

LAND GRAB GUANGDONG
GOVERNO "PIU' CONTROLLI"

Politica Interna
LAND GRAB GUANGDONGGOVERNO "PIU' CONTROLLI"
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Pechino, 26 set.- E' tregua tra i manifestanti e i funzionari del Guangdong dopo le proteste contro il land grab della scorsa settimana a Lufeng. Dietro l''armistizio', la promessa degli ufficiali governativi di condurre delle indagini sulle appropriazioni e vendite illegittime di terreni collettivi. Dal canto loro, i rappresentanti dei villaggi hanno promesso di co-operare con il governo e di evitare "azioni troppo drastiche". Secondo quanto sostenuto dai manifestanti, quello del land grab è un fenomeno che va avanti da tempo con il tacito assenso delle autorità. Di solito dietro le quinte ci sono società private o collegate allo stato che si appropriano di terreni per rivenderli sottocosto a promotori immobiliari che li useranno per impiantarvi fabbriche.

 

 

"Siamo arrabbiati perché non abbiamo più di che vivere" aveva dichiarato venerdì scorso Chen Hanzou, 36enne secondo cui le autorità hanno già sottratto oltre 40 ettari di terreno. "Ridateci la nostra terra" urlavano i manifestanti di Lifeng. "Siamo preoccupati per le generazioni future. Dobbiamo restare uniti e lottare per loro. Se ci mostriamo timorosi, venderanno tutta la terra" ha spiegato Li Shicao, tra i protestanti di Lufeng.

 

 

Intanto Pechino annuncia una nuova stretta alle demolizioni forzate e agli espropri illegittimi dopo che la normativa di nove mesi fa che aveva lo scopo di fronteggiare i fenomeni si è rivelata poco efficace. "La vendita di terreni è una delle più grosse fonti di guadagno dei governi locali" sostiene Wang Cailiang , avvocato specializzato in casi di demolizione abusive di abitazioni. 

 

 

Strettamente collegate alle trasformazioni economiche e sociali, il malcontento popolare e gli episodi di insurrezioni hanno registrato negli ultimi anni un'impennata, riferisce Zhou Ruijin, ex vice redattore-capo del People's Daily e editorialista della rivista "China through the ages". Tra il 1993 e il 2006, riferisce Zhou, il numero di proteste è salito da 8.708  a 90mila, una soglia al di sotto della quale dal 2007 al 2009 non è più sceso. "Si tratta per lo più di conflitti incentrati su questioni riguardanti terreni rurali, le demolizioni delle case urbane, la protezione ambientale e lo sviluppo delle risorse". E molte di queste si sono verificate proprio lungo il delta del Fiume delle Perle, cuore dello sviluppo industriale della Nuova Cina, da cui proviene un terzo dei prodotti dedicati all'export, e regione di adozione di molti lavoratori migranti. Lo sviluppo sostenuto dell'"happy Guangdong", ha inciso non poco sullo squilibrio sociale.
 

 

 

di Sonia Montrella

 

 

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