Pechino, 09 giu. – La corsa alla poltrona più alta del Fondo Monetario Internazionale è ancora aperta. Lo sostiene il ministro degli Esteri cinese Yang Jiechi esprimendo il suo punto di vista nel corso dell'incontro con il ministro delle Finanze francese Christine Lagarde volata a Pechino, dopo la tappa indiana, per presentare la sua candidatura. "Mi ha spiegato i motivi della sua candidatura", ha riferito Yang senza entrare nel dettaglio . "Abbiamo avuto un ottimo colloquio" ha commentato. Poi il ministro ha fatto sapere che la Cina segue con molto interesse la questione della successione al Fondo sottolineando che "il campo è ancora aperto a tutti", mantenendo lo stesso tono freddo usato dal ministro delle Finanze indiano, Pranab Mukherjee, dopo i suoi colloqui con la Lagarde a Nuova Delhi.
"Sono molto soddisfatta degli incontri che ho avuto in Cina - rivela il ministro Lagarde - Ho avuto una sensazione molto positiva da questi colloqui, anche se ogni decisione (per il Fmi,ndr) spetterà a loro e non a me". La Lagarde in Cina, oltre al ministro degli Esteri, Yang Jiechi, ha incontrato il Governatore della banca centrale, Zhou Xiaochuan, il ministro delle Finanze, Xie Xuren e il vice premier, Wang Qishan.
La Cina, così come gli altri membri del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) non ha mai fatto mistero della sua scarsa volontà ad appoggiare la candidatura di un europeo alla direzione del Fondo. Al contrario lo scorso 25 maggio, tramite un comunicato congiunto, i Brics avevano fatto sapere di essere contrari a quella "consuetudine non scritta e ormai obsoleta secondo cui a capo dell' FMI debba esserci esclusivamente un europeo". Una tradizione, questa, che affonda le radici fino all'epoca della seconda guerra mondiale, quando fu costituito l'FMI. I Brics chiedono ora una rottura con il passato e suggeriscono di compiere la scelta sulla base delle competenze dei candidati e non della nazionalità (questo articolo).
Dal canto suo, Lagarde ha sottolineato che quello della nazionalità "non può costituire un punto di demerito". Lagarde - che a Pechino ha incontrato anche il governatore della Banca centrale Zhou Xiaochuan, il ministro delle Finanze Xie Xuren e il vice presidente Wang Qishang - si è detta comunque molto soddisfatta dei colloqui con i vertici cinesi. "Era molto importante per me illustrare alle autorità cinesi gli obiettivi della mia candidatura".
"L'FMI - ha riferito - non appartiene solo a qualcuno o a qualche nazione in particolare, ma a tutti i 187 membri del Fondo. Ed è per questo che è importante che ogni Paese sia ben rappresentato". E alla Cina che ha lamentato una scarsa attenzione da parte del Fondo, il ministro ha promesso una maggiore rappresentatività che potrebbe essere collocata tra i vertici della leadership del Fondo. In particolare "le potenzialità di Zhu Min, special advisor del direttore dell'FMI, potrebbero essere sfruttate al meglio se collocato alla gestione del Fondo (questo articolo). Lagarde è poi intervenuta sul tema più caro a Pechino: l'apprezzamento dello yuan. Il ministro ha quindi elogiato le autorità per il percorso compiuto finora auspicando ulteriori passi in avanti.
di Sonia Montrella ©Riproduzione riservata